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Roma-Calcata vecchia-Caprarola-Ronciglione-Sutri-Viterbo-Tarquinia Necropoli-Tivoli-Lago di Bolsena-Bracciano-Orvieto-Todi
Roma
La città eterna è raggiungibile in auto percorrendo la Flaminia. Sono circa 42 km. Sono anche disponibili pulman e la ferrovia Roma Nord.
The Eternal City can be reached by car along the Flaminia road. It is about 42 km. Buses and the Roma Nord railway are also available.
Calcata Vecchia
Distanza 13 Km, tempo in auto 18 min.
Calcata Vecchia si erge su una montagna di tufo dalla quale domina la valle del fiume Treja.
Secondo le leggende, a Calcata nel 1527 fu catturato un lanzichenecco che aveva preso parte al sacco di Roma, e depredato il Sancta sanctorum di San Giovanni in Laterano. Imprigionato nel paese, avrebbe nascosto il reliquiario contenente il Santo prepuzio nella sua cella, dove sarebbe stato scoperto nel 1557. Da allora la chiesa iniziò a venerare la reliquia, concedendo ai pellegrini un'indulgenza di dieci anni.
Al borgo si accede dall'unica porta che si apre sulle mura e vicino ad esso si trovano i resti del tempio falisco di Monte Li Santi. Meritano sicuramente una visita l’Opera Bosco Museo di Arte della Natura e i Luoghi della S/Cultura pause d’arte sul Sentiero Ceciuli, ovvero 7 opere scultore in tre pietre del Lazio installate permanentemente nel 2013.
Calcata viene citata nell'Ulisse di James Joyce, nel romanzo Il Vangelo secondo Gesù Cristo (1991) di José Saramago e nel romanzo Un delitto a regola d'arte di Donald Bain. A Calcata vivono diversi artisti, tra cui l'architetto Paolo Portoghesi, la pittrice Simona Weller e lo scultore Costantino Morosin.
Per gli appassionati di trekking da non perdere i bellissimi percorsi naturalistici della Valle del Treja.
Distance 13 km, time by car 18 min.
Calcata Vecchia stands on a tuff mountain from which it dominates the valley of the river Treja.
According to legends, a Lansquenet who took part in the sack of Rome was captured in Calcata in 1527 and plundered the Sancta sanctorum of San Giovanni in Laterano. Imprisoned in the village, he allegedly hid the reliquary containing the holy foreskin in his cell, where it was discovered in 1557. From then on, the church began to venerate the relic, granting pilgrims a ten-year indulgence.
The hamlet is entered through the only gate in the walls, and the remains of the Faliscan temple of Monte Li Santi are close by. Definitely worth a visit are the Opera Bosco Museum of Nature Art and the Places of S/Culture art pauses on the Ceciuli Path, i.e. seven sculptural works in three stones from Lazio permanently installed in 2013.
Calcata is mentioned in James Joyce's Ulysses, in the novel The Gospel According to Jesus Christ (1991) by José Saramago, and in Donald Bain's novel A Crime in the Making. Several artists live in Calcata, including the architect Paolo Portoghesi, the painter Simona Weller and the sculptor Costantino Morosin.
Trekking enthusiasts should not miss the beautiful nature trails in the Valle del Treja.
Caprarola
Distanza Km. 35.
Caprarola rappresenta uno degli esempi urbanistici più significativi del '500. L'antico borgo medievale venne squarciato per far passare una spettacolare via dritta che dai piedi della collina sale scavalcando burroni, in parte riempiti e in parte superati con 2 ponti fino a raggiungere il piazzale antistante l'imponente Palazzo Farnese. Si tratta di uno dei più importanti palazzi dell'architettura rinascimentale-manierista. Fu edificato nel XVI secolo su progetto di Jacopo Barozzi da Vignola sulla basi di una precedente fortificazione a pianta pentagonale ideata da Antonio da Sangallo il Giovane, di cui il Vignola mantenne il perimetro esterno. Il primo incarico per la progettazione venne affidato dal cardinale Alessandro Farnese al Sangallo, ma appena realizzata la base pentagonale con 5 bastioni angolari, i lavori vennero sospesi poiché il cardinale venne eletto papa Paolo III. Fu il nipote Alessandro juniore a riprendere i lavori affidando la realizzazione al Vignola il quale convertì l'austero progetto di una fortezza in una meravigliosa villa pentagonale a cui lavorarono i nomi più illustri di quel periodo.
Nei pressi si trova il lago di Vico.
Distance Km 35.
Caprarola represents one of the most significant urbanistic examples of the 16th century. The ancient mediaeval village was carved out to make way for a spectacular straight road that climbs from the foot of the hill over ravines, partly filled in and partly crossed by two bridges to reach the square in front of the imposing Palazzo Farnese. This is one of the most important palaces of Renaissance-Mannerist architecture. It was built in the 16th century to a design by Jacopo Barozzi da Vignola on the basis of an earlier pentagonal fortification designed by Antonio da Sangallo the Younger, of which Vignola maintained the outer perimeter. The first design commission was given to Sangallo by Cardinal Alessandro Farnese, but as soon as the pentagonal base with five corner bastions was built, work was suspended because the cardinal was elected Pope Paul III. It was his nephew Alessandro juniore who resumed the work, entrusting it to Vignola, who converted the austere project of a fortress into a marvellous pentagonal villa on which the most illustrious names of the period worked. Nearby is Lake Vico.
Ronciglione
Distanza Km. 39
Ronciglione è uno dei più importanti centri storici e turistici della Tuscia e del Lazio. Si trova nelle vicinanze del Lago di Vico, adagiato sulle dolci colline a sud-est del Lago vulcanico a circa 22 km da Viterbo, a un’altezza di 441 m. Piacevoli passeggiate sono possibili nel borgo medievale, in particolare vicino alla Rocca e al Duomo.
L’anno di fondazione di Ronciglione si può far risalire al 1045, così come suggerito dallo storico Cipriano Manente (sec. XVI). Il primo documento ufficiale in cui è citato il borgo risale invece al 1103.
Il cuore storico del paese ha mantenuto quasi inalterato il suo aspetto originario. Si possono notare le abitazioni e i vari monumenti costruiti con i tipici mattoni di tufo. Il nostro “viaggio” alla scoperta di Ronciglione ci porta ad ammirare la Chiesa di Santa Maria della Provvidenza, un po’ defilata rispetto al centro medievale. Risale all’XI secolo e solo nel 1742 passò all’attuale nome (in precedenza si chiamava Sant’Andrea). Il cambio fu dovuto al ritrovamento di un’immagine di una Madonna con Bambino, in seguito a dei lavori di restauro. Si può osservare l’effige sull’altare maggiore.
Quasi al centro del borgo si erge maestoso il Duomo, edificato nel 1671 in onore di San Pietro e Santa Caterina. In esso sono custodite numerose opere d’arte tra le quali spiccano l’altare sinistro, realizzato con marmi policromi e un trittico quattrocentesco di Gabriele di Francesco raffigurante il San Salvatore benedicente e posto sull’altare destro.
Da vedere è la Chiesa gotica di Sant’Andrea edificata nel XII. Oggi rimangono solo alcune parti tra cui dei frammenti di colonne e capitelli marmorei, la struttura esterna e il campanile realizzato nel 1436.
La Rocca (“I Torrioni”) fu eretta nell’alto medioevo dai Prefetti di Vico, a guardia dell’unico accesso naturale alla città, nei secoli successivi mutò spesso proprietà, destinazione e forma. I maggiori cambiamenti del suo aspetto li subì quando fu sotto la proprietà dei Della Rovere su spinta di Papa Sisto IV. Furono aggiunti, infatti, 4 possenti torri, su ciascun angolo, e un mastio, tutti a base circolare. Grazie a questi cambiamenti il castello fu chiamato popolarmente “I Torrioni“.
Fu centro culturale e politico di una certa importanza, tanto da essere stato luogo di soggiorno di alcuni illustri personaggi. In seguito passò sotto il dominio della santa sede, e da quando fu ceduto nel 1756 al genovese Girolamo Marè, il castello fu lentamente abbandonato.
Il rinascimentale Palazzo Comunale si colloca tra gli elementi più importanti del panorama architettonico di Ronciglione. I lavori di costruzione finirono nel 1552, e nel corso dei secoli subì varie modifiche in particolare nel 1744. Nello stesso anno fu aggiunto un orologio disegnato dall’architetto Sebastiano Cipriani. Da più di 200 anni ospita l’amministrazione comunale.
Il borgo conserva un altro imperdibile tesoro artistico e architettonico: si tratta del palazzo dei Virgili, posto nell’angolo più caratteristico di Piazza degli Angeli. Una parte della tappezzeria intera è stata ricoperta, nel corso degli anni, da una miriade di ex voto in argento. Furono conservati anche dei registri, con firme e dediche da parte dei visitatori, ma molti andarono persi. Ad oggi solo 5 ne rimangono di cui il più vecchio risale al 1910.
Distance 39 km
Ronciglione is one of the most important historical and tourist centres in Tuscia and Lazio. It is located in the vicinity of Lake Vico, nestled in the rolling hills to the south-east of the volcanic lake about 22 km from Viterbo, at an altitude of 441 m. Pleasant walks are possible in the medieval village, particularly near the Rocca and the Duomo.
The foundation year of Ronciglione can be traced back to 1045, as suggested by historian Cipriano Manente (16th century). The first official document in which the village is mentioned dates back to 1103.
The historic heart of the village has maintained its original appearance almost unchanged. One can see the houses and various monuments built with typical tufa bricks. Our 'voyage' to discover Ronciglione takes us to admire the Church of Santa Maria della Provvidenza, a little out of the way compared to the medieval centre.
It dates back to the 11th century and it was only in 1742 that it changed to its current name (previously it was called Sant'Andrea). The change was due to the discovery of an image of a Madonna and Child, following restoration work. The effigy can be seen on the high altar.
Almost in the centre of the village stands the majestic Cathedral, built in 1671 in honour of St Peter and St Catherine. It houses numerous works of art, including the left altar, made of polychrome marble, and a 15th-century triptych by Gabriele di Francesco depicting the Blessing Saint Saviour on the right altar.
Also worth seeing is the Gothic Church of Sant'Andrea built in the 12th century. Today only a few parts remain, including fragments of columns and marble capitals, the external structure and the bell tower built in 1436.
The Rocca ('I Torrioni') was erected in the early Middle Ages by the Prefects of Vico, to guard the only natural access to the city; over the following centuries it often changed ownership, destination and form. The greatest changes in its appearance occurred when it came under the ownership of the Della Rovere family at the instigation of Pope Sixtus IV. Four mighty towers, on each corner, and a keep, all with a circular base, were added. Thanks to these changes, the castle was popularly called 'I Torrioni'.
It was a cultural and political centre of some importance, so much so that some illustrious personalities stayed there. It later came under the rule of the Holy See, and since it was ceded in 1756 to the Genoese Girolamo Marè, the castle was slowly abandoned.
The Renaissance Palazzo Comunale ranks among the most important elements of Ronciglione's architectural landscape. Construction work was completed in 1552, and over the centuries it underwent various modifications, most notably in 1744. In the same year, a clock designed by architect Sebastiano Cipriani was added. It has housed the municipal administration for more than 200 years.
The town also preserves another unmissable artistic and architectural treasure: the Palazzo dei Virgili, located in the most characteristic corner of Piazza degli Angeli. Part of the entire tapestry has been covered over the years with a myriad of silver votive offerings. Registers were also kept, with signatures and dedications by visitors, but many were lost. Only five remain today, the oldest of which dates back to 1910.
Sutri
Distanza Km. 37
La Città di Sutri sorge su un imponente rilievo di tufo che domina la via Cassia. Le sue origini sono molto antiche e presenta evidenti testimonianze del suo passato, un anfiteatro romano completamente scavato nel tufo, una necropoli etrusca formata da decine di tombe scavate nel tufo, mura etrusche incorporate da quelle medievali, un mitreo incorporato da una chiesa (Madonna del Parto), un Duomo di origine romanica.
Il Comune di Sutri in Provincia di Viterbo ha ricevuto nel 2003 dal Touring Club Italiano e dalla Regione Lazio la Bandiera Arancione come attestato di qualità turistica ed ambientale.
Sutri è una cittadina di antiche origini con resti e monumenti dell'epoca etrusca e del periodo medievale, che attestano la sua importanza strategica. In corrispondenza dell'abitato troviamo l'Anfiteatro, uno dei più suggestivi monumenti antichi del Lazio databile tra il I sec. a.C. ed i primi anni di quello successivo, scavato completamente nel tufo. Edificata sui resti di una basilica cristiana e trasformata successivamente in epoca preromanica, la Cattedrale fu consacrata da Innocenze III nel 1207 ed al suo interno custodisce pregevoli opere. Il pavimento della navata centrale, tutto a mosaico cosmatesco, una tavola di scuola romana del XIII sec., una pregevole statua lignea di S. Dolcissima attribuita alla scuola del Bernini, la cripta risalente ad epoca longobarda.
Porta Franceta o Porta Vecchia, del XIV-XV sec., costruita con grossi blocchi di tufo, peperino e travertino, costituisce uno degli angoli più pittoreschi della città.
La Villa Staderini fu edificata dai marchesi romani Muti-Papazzurri nel XVIII sec ed è circondata da un giardino all'italiana con numerosi reperti archeologici.
La chiesa della Madonna del Monte del 1725 custodisce al suo interno un affresco di Madonna con Bambino del XIV sec. Di fianco alla Villa Staderini si ergono le rovine del castello di Carlo Magno, così denominato per un presunto soggiorno dell'imperatore in questo luogo, ma in realtà databile al XIII sec.
La chiesa rupestre della Madonna del Parto, interamente scavata nel tufo, è ritenuta da alcuni una tomba etrusca, da altri un mitreo adattato al culto cristiano, l'originale struttura a tre navate e gli affreschi relativi a leggende connesse al Santuario di S. Michele nel Gargano ne fanno una tappa obbligata per turisti e studiosi.
A circa 1 km a sud di Sutri si sviluppa la necropoli urbana, costituita da 64 tombe romane di varie tipologie scavate completamente nel tufo.
La chiesa della Madonna del Tempio, già di proprietà dell'Ordine dei Templari, sorge nella zona degli ospedali e delle chiese che ospitavano i pellegrini. Ogni anno, il 17 gennaio, si celebra la festa di S. Antonio Abate, protettore degli animali, la cui immagine compare ancora oggi in molte stalle.
La grotta di Orlando: E’ una grotta etrusca, fuori dall'abitato, in cui, secondo la leggenda, nell’VIII sec. nacque Orlando, paladino di Francia.
La casa di Dante: Una modesta abitazione, a l’interno della città vecchia, viene ancora oggi indicata come casa di Dante Alighieri, che vi soggiornò mentre si recava a Roma per il giubileo del 1300.
Distance Km 37
The town of Sutri stands on an imposing tufa relief overlooking the Via Cassia. Its origins are very ancient and it presents clear evidence of its past, a Roman amphitheatre completely dug into the tuff, an Etruscan necropolis consisting of dozens of tombs dug into the tuff, Etruscan walls incorporated by medieval ones, a mithraeum incorporated by a church (Madonna del Parto), and a Cathedral of Romanesque origin.
The Municipality of Sutri in the Province of Viterbo received the Orange Flag in 2003 from the Italian Touring Club and the Lazio Region as a certificate of tourist and environmental quality.
Sutri is a town of ancient origins, with remains and monuments from Etruscan and medieval times that attest to its strategic importance. In the town we find the Amphitheatre, one of the most impressive ancient monuments in Lazio dating from between the 1st century B.C. and the early years of the following century, excavated completely in tuff. Built on the remains of a Christian basilica and later transformed in pre-Romanesque times, the Cathedral was consecrated by Innocenze III in 1207 and contains valuable works inside. The floor of the nave, all in Cosmatesque mosaic, a 13th-century panel of the Roman school, a valuable wooden statue of St Dolcissima attributed to the Bernini school, the crypt dating from the Longobard era.
Porta Franceta or Porta Vecchia, from the 14th-15th centuries, built with large blocks of tufa, peperino and travertine, is one of the most picturesque corners of the city.
Villa Staderini was built by the Roman marquises Muti-Papazzurri in the 18th century and is surrounded by an Italian-style garden with numerous archaeological finds.
The 1725 Church of the Madonna del Monte houses a fresco of the Madonna and Child from the 14th century. Next to Villa Staderini stand the ruins of Charlemagne's castle, so named because of an alleged stay of the emperor there, but actually dating back to the 13th century.
The rupestrian church of the Madonna del Parto, entirely excavated in the tufa, is believed by some to be an Etruscan tomb, by others a mithraeum adapted for worship Christian, the original three-aisle structure and frescoes relating to legends connected with the Sanctuary of St Michael in the Gargano make it a must-see for tourists and scholars.
About 1 km south of Sutri is the urban necropolis, consisting of 64 Roman tombs of various types dug completely into the tuff.
The church of the Madonna del Tempio, formerly owned by the Order of the Templars, stands in the area of the hospitals and churches that housed pilgrims. Every year, on 17 January, it celebrates the feast of St Anthony Abbot, protector of animals, whose image still appears in many stables.
Orlando's Grotto: This is an Etruscan grotto, outside the town, where, according to legend, Orlando, paladin of France, was born in the 8th century.
Dante's house: A modest dwelling, inside the old town, is still referred to as the house of Dante Alighieri, who stayed there on his way to Rome for the Jubilee of 1300.
Viterbo
Distanza Km 65
Viterbo ha il centro storico medievale più grande d’Europa, ma pochi italiani lo sanno. Ha l’atmosfera, l’architettura e lo stile di vita di un borgo anche se ha le dimensioni di una media città. Fondata dagli etruschi, è stata una città ricca e potente.
Tra il 1200 e il 1300 controllava quasi 50 castelli, come si può vedere negli affreschi nel Palazzo dei Priori. Nello stesso periodo divenne sede preferita di molti papi che scelsero Viterbo per sfuggire alle rivolte romane e ai rischi connessi alla vita in una città come Roma. Della lunga storia cittadina si possono ripercorrere le tappe nel Museo del Colle del Duomo e in quello Civico.
Del periodo d’oro resta il nome di “Città dei Papi” con cui Viterbo è conosciuta ma anche due splendidi edifici: il Palazzo dei Papi e la Cattedrale di San Lorenzo. La grande religiosità locale si esprime ogni 3 settembre con la “Macchina di Santa Rosa” tutelato dall’UNESCO come Patrimonio immateriale dell’Umanità.
Il corpo della santa si venera nell’omonima chiesa ma meritano una visita anche San Silvestro e, soprattutto, Santa Maria Nuova. Da lì al quartiere medievale di San Pellegrino sono pochi metri e potete fare un viaggio nella Viterbo medievale.
Case torri, profferli, richiastri, architetture tipiche del medioevo viterbese per fortuna conservate intatte. E poi c’è una gastronomia eccezionale, terme gratis e anche dei dintorni pieni di natura e borghi meravigliosi.
Le tappe principali sono:
Palazzo dei Papi Quando Roma diventava troppo pericolosa, i Papi preferivano scappare a Viterbo, città vicina, ricca e soprattutto sicura perché Guelfa. Il Palazzo dei Papi fu quindi fatto costruire tra il 1255 e il 1266 dal Capitano del Popolo Raniero Gatti proprio per ospitare i pontefici romani che trasformarono Viterbo in una “Piccola Roma”, la “Città dei Papi”, come viene ancora oggi chiamata. In realtà si tratta dell’allargamento del vicino Palazzo della Curia Vescovile quando Papa Alessandro IV (1254 – 1261) dovette scappare da Roma. A destra delle scale di questo palazzo così bello e armonioso c’è la Loggia, con i suoi 7 archi divisi da colonnine e con al centro un pozzo che alimenta una fontana. Questa loggia è chiamata anche “delle benedizioni” perché i papi si affacciavano da qui per benedire il popolo. Dalle scale si accede a una grande sala per le udienze famosa come Sala del Conclave. Questo luogo è interessante perché storicamente, qui, è nata la parola conclave. In queste stanze, infatti, si tennero tra il 1268 e il 1271 le udienze per eleggere il nuovo Papa (1006 giorni).
Esasperati dal fatto che i cardinali non prendevano una decisione, i viterbesi misero i porporati sotto chiave (Cum Clave), tolsero il tetto dalla sala e li alimentarono solo a pane e acqua.
Non servì a nulla, perché ci vollero comunque 3 anni per eleggere il Papa, ma resta di quel periodo la parola Conclave che si usa ancora oggi. La sala è molto bella, anche se ormai spoglia, è offre una bella vista sulla valle del FAUL.
Il Duomo La Cattedrale di Viterbo si trova accanto al Palazzo dei Papi, di cui è stata per molto tempo il giusto completamento. Quando furono incoronati gli 8 papi eletti a Viterbo e sempre qui fu scomunicato Corradino di Svevia. La cattedrale sorge nel luogo dove già nel 600 c’era una chiesa dedicata a San Lorenzo, a sua volta costruita su un tempio pagano dedicato a Ercole.
Nel 1200 viene costruita l’attuale chiesa che ha una struttura romanica anche se la facciata rinascimentale del 1570 ne nasconde la vera natura. In realtà, rispetto ai quartieri di Viterbo cresciuti nei secoli, la Cattedrale era un po’ lontana e difficile da raggiungere, quindi vennero concessi particolari privilegi religiosi ai viterbesi che la frequentavano!
Il campanile gotico bicolore fu modificato nel 1369 e svetta sulla piazza con la sua mole possente. L’interno è suddiviso in tre navate con a destra il fonte battesimale del XV secolo, le cappelle di Santa Caterina e dei Santi Valentino ed Ilario. Bello il pavimento cosmatesco e il monumento a Papa Giovanni XXI, unico papa portoghese morto nel vicino Palazzo dopo il crollo di una parte del soffitto.
La cattedrale di Viterbo ha una particolarità: dietro l’abside centrale c’è ancora l’abside barocco con la volta affrescata e il meraviglioso Coro Barocco. Queste due aree sono state separate dopo i danni della Seconda Guerra Mondiale ma sono visitabili con il biglietto a pagamento.
Il Museo del Colle del Duomo e il Museo Civico è il terzo elemento del polo che unisce il Palazzo dei Papi e la Cattedrale di San Lorenzo. Inaugurato nel 2005 raccoglie le opere archeologiche, storiche-artistiche e il tesoro dei Papi. Nella sezione archeologica sono raccolti alcuni importanti reperti di Viterbo e della Tuscia di epoca etrusca, romana e medievale. Da non perdere la il sarcofago etrusco in terracotta e la Dea dell’abbondanza di origine romana. Nella galleria d’arte è ci sono poche ma meravigliose opere di arte locale e laziale: prima di tutto la Madonna della Carbonara, un’icona dipinta a Roma ma di scuola bizantina, la Madonna col bambino di Benvenuto di Giovanni (dipinta su foglia d’oro), la Madonna con bambino di Bartolomeo Cavarozzi e la Crocefissione di Viterbo attribuita a Michelangelo. Nella sezione di Arte Sacra sono raccolti i tesori che testimoniano l’importanza di Viterbo come sede del Cristianesimo: si possono ammirare oggetti sacri appartenuti a Papa Giovanni XXI e Pio IX, nonché quelli usati da cardinali e vescovi, tra cui l’antichissima veste di San Bonifacio del XII secolo.
Il Museo Civico merita una visita soprattutto per la Pinacoteca, con due opere di Sebastiano dal Piombo, tra cui la magnifica Pietà e la Flagellazione. Ci sono anche opere di Salvator Rosa e Pietro da Cortona, oltre a ceramiche della bottega dei Della Robbia.
Nell’ottava sala da non perdere il grandioso Presepe, pala d’altare realizzata nel 1488 dal pittore viterbese Antonio del Massaro detto il Pastura, allievo del Pinturicchio e del Perugino.
Il quartiere San Pellegrino e Pianoscarano Se avete mai visto una foto di Viterbo, quasi sicuramente ritraeva qualche scorcio del quartiere medievale di San Pellegrino. Dal Duomo si prende via San Lorenzo dove si incontra prima Piazza della Morte e poi subito verso via La Fontaine si incrocia a destra (Via Macel Maggiore) Piazza San Carluccio con la caratteristica fontana. Proprio in questo punto inizia via San Pellegrino, la strada principale del quartiere medievale: la passeggiata è un susseguirsi di “profferli” e “case a ponte“.
I primi sono le caratteristiche scale esterne che portano al pianerottolo di accesso alle abitazioni e i secondi sono costruzioni che uniscono le case dei due lati di una strada creando suggestivi passaggi coperti.
Molte abitazioni hanno anche i richiastri, un cortile interno al servizio di una o più abitazioni. Non mancano le Case torri, presenti in molti borghi italiani, abitazioni dei ricchi aristocratici del quartiere. Il centro del quartiere è l’omonima piazza con la chiesa, ampiamente rimaneggiata e il Palazzo degli Alessandri. Il quartiere raggiunge il massimo del suo splendore nei giorni a cavallo del 1°maggio con la manifestazione San Pellegrino in fiore. I turisti più disattenti si fermano a San Pellegrino e poi tornano indietro: pochi metri dopo, invece, si può scoprire un gioiello meno conosciuto ma altrettanto bello di Viterbo: è il quartiere di Pianoscarano, un tempo diviso da San Pellegrino dal fiume e dal Ponte del Paradosso. Il corso, ormai interrato, è stato sostituito dagli splendidi giardini.
Il centro del quartiere è la piazza con la fontana del “Piano”, famosa perché fu causa della rivolta dei viterbesi contro Papa Urbano V. Un suo servo lavò un cane nella fontana che gli abitanti usavano per bere e di fronte alla rivolta popolare, il Papa fece distruggere la fontana originale e molte case.
Il Palazzo dei Priori e la Sala Regia Non lasciatevi ingannare dalla facciata severa e quasi anonima del Palazzo dei Priori di Viterbo: dentro vi aspettano diverse sorprese.
La prima si incontra subito dopo il portico d’ingresso che conduce a un ampio cortile con una fontana del 1600 con una palma sorretta da due leoni. Dopo lo scalone, al piano nobile si incontra la Cappella del palazzo, con grandi affreschi dedicata alla Vergine e un altare con al centro una meravigliosa Visitazione dei Bartolomeo Cavarozzi. Nella parte sinistra del piano si susseguono 4 sale di rappresentanza: la sala della Madonna, la Regia, quella del Consiglio e quella dei Paesaggi.
La Sala Regia è la più importante e fastosa: decorata a fine 1500 illustra negli affreschi la (presunta) fondazione mitica di Viterbo e le glorie della città. Per comprendere queste opere bisogna almeno conoscere la storia di Annio da Viterbo, inventore di una delle più grandi “fake news” (notizie false) della storia. Scrisse una raccolta in 17 volumi intitolata Antiquitatum variarum, quasi del tutto falsa, ma che ebbe un grandissimo successo. In quest’opera Annio affermava le origini mitiche di Viterbo, fondata da Noè.
E per confermare le sue idee, creò anche documenti e reperti archeologici falsi. Papa Sisto era un grande ammiratore di Annio, per questo gli affreschi della Sala Regia illustrano Noè che fonda Etursia, diventata poi Viterbo ma anche il territorio della Tuscia, l’elevazione di Viterbo a sede vescovile.
Nel soffitto a cassettoni 16 riquadri raccontano dei 36 castelli un tempo nell’orbita di Viterbo. Alcune curiosità emerse dopo la ristrutturazione degli anni 1999-2000: nel riquadro del soffitto che ritrae Castel Lonardo c’è una coppia di contadini che fa l’amore; sopra la porta della loggia c’è Michele Palelogo dipinto seminudo; da una finta porta un uomo con una fiaschetta di vino entra verso la sala.
Santa Rosa, Santa Maria Nuova e San Silvestro La chiesa e il monastero di Santa Rosa sono il centro del culto per questa santa molto amata a Viterbo e provincia. La chiesa, rifatta nel 1850, dal 1258 ospita il corpo della santa. La struttura originale ospitava affreschi di Benozzo Gozzoli andati perduti e oggi sostituita da copie. Se passate da Viterbo il 3 settembre è imperdibile la “Macchina di Santa Rosa”, una processione in cui un baldacchino alto 30 metri con in cima la statua di Santa Rosa viene portato in giro per Viterbo da un centinaio di uomini detti “Facchini di Santa Rosa“.La piccola Chiesa di San Silvestro, costruita prima dell’anno 1.000, merita una visita perché qui, nel 1271, Guido di Montfort uccise durante la messa il principe Enrico di Cornovaglia. L’episodio, ricordato da Dante nella Commedia, vendicava il brutale assassinio del padre da parte di re Enrico III d’Inghilterra durante la battaglia di Evesham.
La chiesa più bella è certamente quella di Santa Maria Nuova, al confine del quartiere medievale di San Pellegrino, lungo Via di San Lorenzo. Santa Maria Nuova è una chiesa a cui i viterbesi sono molto legati perché per secoli qui sono state conservate le finanze comunali e si tenevano le adunanze del popolo.
Secondo il fantasioso Annio da Viterbo sarebbe stata fondata nel 380 dai discendenti di Ercole mentre molto probabilmente era un tempio dedicato a Giove, come dimostra la testa del Dio sulla facciata.
Nell’angolo sinistro, c’è il pulpito esagonale da cui predicò san Tommaso d’Aquino nel 1266. L’interno è a tre navate ricco di opere d’arte compreso un trittico con Cristo benedicente venerato da secoli dai viterbesi. Da non perdere il chiostro sepolto per secoli e riscoperto solo nel 1954!
Il Risveglio di Seward Johnson In via S. Giovanni Decollato a Viterbo, nel prato della Valle Faul nei pressi del parcheggio di Porta Faul, si trova una scultura unica nel suo genere. “Il Risveglio” (The awakening) di Seward Johnson è composta da due enormi arti, una mano, un piede e un grande volto di un gigante che sembrano fuoriuscire dal terreno. Il titano realizzato in alluminio dà come l’impressione di essere rimasto intrappolato per molto tempo nelle viscere della terra e al suo risveglio sembra stia tentando di liberarsi dal sottosuolo per uscirne.
Forse il senso è quello di un richiamo ad un “risveglio” collettivo delle coscienze rispetto agli avvenimenti che ci circondano. La scultura colpisce per l’impatto visivo e per il senso di imponenza e si presta per scattare qualche fotografia creativa.
La statua ha cambiato più volte collocazione, dall’America è stata installata in Italia a Siracusa, a Roma e successivamente a Viterbo. Seward Johnson la realizzò nel 1980 per l’International Sculpture Conference Exhibition ed è lo stesso autore della famosa statua “Embracing Peace” (Unconditional Surrender), che raffigura il bacio tra la crocerossina e il marinaio americano a Times Square alla fine della Seconda Guerra Mondiale, di recente tornata sul lungomare di Civitavecchia.
Dal centro storico di Viterbo è comodo arrivare al “Risveglio” di Seward Johnson tramite l’ascensore cittadino.
Le Terme dei Papi Viterbo è da sempre zona ricca di acque termali, libere e a pagamento. Le più famose terme libere sono quelle del Bullicame, a 2,5 km dal centro. Dal Medioevo papi e popolo hanno approfittato delle caratteristiche curative di queste acque sulfuree, citate anche nella Commedia di Dante come ricorda una lapide all’ingresso.
Sono formate da due piscine libere, anche se completamente prive di servizi. Sempre a 2,5 km ci sono le Piscine Carletti mentre in direzione località Castiglione (8,5 km) le terme Bagnaccio con ingresso libero ma servizi a pagamento gestiti da un’associazione. Ovviamente ci sono anche complessi termali a pagamento, il più famoso dei quali sono le Terme dei Papi, una Spa 4 stelle con piscina, servizi e una suggestiva grotta terapeutica caldo-umida. L’altra grande struttura sono le Terme Salus, 4 stelle con piscina termale e Spa nella zona delle sorgenti del Bullicame.
Distance Km 65
Viterbo has the largest medieval historic centre in Europe, but few Italians know this. It has the atmosphere, architecture and lifestyle of a village even though it is the size of a medium-sized city. Founded by the Etruscans, it was a rich and powerful city.
Between 1200 and 1300 it controlled almost 50 castles, as can be seen in the frescoes in the Palazzo dei Priori. During the same period, it became the favourite seat of many popes who chose Viterbo to escape the Roman revolts and the risks of living in a city like Rome. The stages of the city's long history can be retraced in the Museo del Colle del Duomo and the Museo Civico.
From the golden age remains the name 'City of the Popes' by which Viterbo is known, but also two splendid buildings: the Palace of the Popes and the Cathedral of San Lorenzo. The great local religiosity is expressed every 3 September with the 'Macchina di Santa Rosa', protected by UNESCO as an intangible World Heritage Site.
The saint's body is venerated in the church of the same name, but San Silvestro and, above all, Santa Maria Nuova are also worth a visit. From there to the medieval quarter of San Pellegrino are just a few metres and you can take a trip into medieval Viterbo.
Tower houses, profferli, richiastri, typical architecture of the medieval Viterbese fortunately preserved intact. And then there is exceptional gastronomy, free thermal baths and also surroundings full of nature and wonderful villages.
The main stops are:
Palace of the Popes When Rome became too dangerous, the Popes preferred to flee to Viterbo, a nearby city, rich and above all safe because it was Guelph. The Palace of the Popes was therefore built between 1255 and 1266 by Captain of the People Raniero Gatti precisely to house the Roman pontiffs who transformed Viterbo into a 'Little Rome', the 'City of the Popes', as it is still called today. It is actually the extension of the nearby Palace of the Bishop's Curia when Pope Alexander IV (1254 - 1261) had to flee Rome. To the right of the stairs of this beautiful and harmonious palace is the Loggia, with its 7 arches divided by small columns and with a central a well that feeds a fountain. This loggia is also called 'of the blessings' because the popes used to look out from here to bless the people. The stairs lead to a large audience hall known as the Conclave Hall. This place is interesting because historically, the word conclave was born here. In these rooms, in fact, the hearings to elect the new Pope were held between 1268 and 1271 (1006 days).
Exasperated by the fact that the cardinals were not making a decision, the people of Viterbo put the cardinals under lock and key (Cum Clave), removed the roof from the room and fed them only bread and water.
It was no use, because it still took three years to elect the Pope, but the word Conclave, which is still used today, remains from that period. The hall is very beautiful, although now bare, and offers a beautiful view of the FAUL valley.
The Duomo The Cathedral of Viterbo is located next to the Palace of the Popes, of which it was for a long time the right complement. When the 8 popes elected in Viterbo were crowned and it was here that Corradino of Swabia was excommunicated. The cathedral stands on the site where already in the 17th century there was a church dedicated to St Lawrence, which in turn was built on a pagan temple dedicated to Hercules.
In 1200, the present church was built, which has a Romanesque structure, although the Renaissance façade of 1570 hides its true nature. In fact, compared to the neighbourhoods of Viterbo that had grown up over the centuries, the Cathedral was a little far away and difficult to reach, so special religious privileges were granted to the Viterbese who attended it!
The two-coloured Gothic bell tower was modified in 1369 and towers over the square with its mighty bulk. The interior is divided into three naves with the 15th-century baptismal font on the right, the chapels of St. Catherine and Saints Valentine and Hilary. There is a beautiful Cosmatesque floor and a monument to Pope John XXI, the only Portuguese pope who died in the nearby palace after part of the ceiling collapsed.
The cathedral of Viterbo has a special feature: behind the central apse there is still a Baroque apse with a frescoed vault and a wonderful Baroque choir. These two areas were separated after the damage of the Second World War but can be visited with a paid ticket.
The Museo del Colle del Duomo and the Museo Civico is the third element of the pole that unites the Palazzo dei Papi and the Cathedral of San Lorenzo. Inaugurated in 2005, it houses the archaeological, historical and artistic treasures of the Popes. The archaeological section contains some important finds from Viterbo and Tuscia from Etruscan, Roman and medieval times. Not to be missed are the Etruscan terracotta sarcophagus and the Goddess of Abundance of Roman origin. In the art gallery there are a few but wonderful works of local and Lazio art: first of all the Madonna della Carbonara, an icon painted in Rome but of the Byzantine school, the Madonna and Child by Benvenuto di Giovanni (painted on gold leaf), the Madonna and Child by Bartolomeo Cavarozzi and the Viterbo Crucifixion attributed to Michelangelo. The Sacred Art section contains treasures that testify to Viterbo's importance as a seat of Christianity: one can admire sacred objects that belonged to Pope John XXI and Pius IX, as well as those used by cardinals and bishops, including the very old robe of St. Boniface from the 12th century.
The Museo Civico is especially worth a visit for its picture gallery, with two works by Sebastiano dal Piombo, including the magnificent Pietà and Flagellation. There are also works by Salvator Rosa and Pietro da Cortona, as well as ceramics from the Della Robbia workshop. In the eighth room, not to be missed is the grandiose Nativity, an altarpiece made in 1488 by the Viterbo painter Antonio del Massaro known as Pastura, a pupil of Pinturicchio and Perugino.
The San Pellegrino district and Pianoscarano If you have ever seen a photo of Viterbo, it almost certainly depicted some glimpse of the medieval district of San Pellegrino. From the cathedral, take Via San Lorenzo where you first come to Piazza della Morte and then, immediately towards Via La Fontaine, cross Piazza San Carluccio with its characteristic fountain on the right (Via Macel Maggiore). At this point begins Via San Pellegrino, the main street of the medieval quarter: the promenade is a succession of 'profferli' and 'bridge houses'.
The former are the characteristic external staircases leading to the landings for access to the dwellings and the latter are constructions that join the houses on the two sides of a street, creating suggestive covered passages.
Many houses also have richiastri, an inner courtyard serving one or more dwellings. There is no shortage of tower houses, found in many Italian villages, dwellings of the rich aristocrats of the district. The centre of the district is the square of the same name with the church, extensively remodelled, and the Palazzo degli Alessandri. The district reaches the peak of its splendour in the days straddling 1 May with the San Pellegrino in fiore event. The most inattentive tourists stop at San Pellegrino and then turn back: a few metres further on, however, they can discover a lesser known but equally beautiful jewel of Viterbo: it is the Pianoscarano district, once divided from San Pellegrino by the river and the Paradosso Bridge. The course, now silted up, has been replaced by the splendid gardens.
The centre of the district is the square with the 'Piano' fountain, famous because it was the cause of the revolt of the people of Viterbo against Pope Urban V. One of his servants washed a dog in the fountain that the inhabitants used for drinking, and faced with the popular revolt, the Pope had the original fountain and many houses destroyed.
The Palazzo dei Priori and the Sala Regia Don't be fooled by the austere, almost anonymous façade of the Palazzo dei Priori in Viterbo: several surprises await you inside.
The first is immediately after the entrance portico, which leads to a large courtyard with a 17th-century fountain featuring a palm tree supported by two lions. After the grand staircase, on the main floor is the palace chapel, with large frescoes dedicated to the Virgin and an altar with a wonderful Visitation by Bartolomeo Cavarozzi in the centre. On the left side of the floor there are four state rooms: the Sala della Madonna, the Sala Regia, the Sala del Consiglio and the Sala dei Paesaggi.
The Sala Regia is the most important and sumptuous: decorated in the late 1500s, its frescoes illustrate the (alleged) mythical foundation of Viterbo and the glories of the city. To understand these works, one must at least know the story of Annio da Viterbo, inventor of one of the greatest 'fake news' in history. He wrote a 17-volume collection entitled Antiquitatum variarum, which was almost completely false, but which was a huge success. In this work, Annio asserted the mythical origins of Viterbo, founded by Noah.
And to confirm his ideas, he also created fake documents and archaeological finds. Pope Sixtus was a great admirer of Annio, which is why the frescoes in the Sala Regia illustrate Noah founding Etursia, which later became Viterbo, but also the territory of Tuscia, the elevation of Viterbo to a bishopric.
In the coffered ceiling 16 panels tell of the 36 castles once in the orbit of Viterbo. Some curiosities emerged after the 1999-2000 renovation: in the ceiling panel depicting Castel Lonardo there is a couple of peasants making love; above the loggia door is Michael Palelogo painted half-naked; from a false door a man with a flask of wine enters the hall.
Santa Rosa, Santa Maria Nuova and San Silvestro The church and monastery of Santa Rosa are the centre of worship for this much-loved saint in Viterbo and its province. The church, rebuilt in 1850, has housed the saint's body since 1258. The original structure housed frescoes by Benozzo Gozzoli that have been lost and are now replaced by copies. If you are passing through Viterbo on 3 September, don't miss the 'Macchina di Santa Rosa', a procession in which a 30-metre high canopy with the statue of Saint Rose on top is carried around Viterbo by about a hundred men called 'Facchini di Santa Rosa'.The small Church of San Silvestro, built before the year 1000, is worth a visit because it was here, in 1271, that Guido di Montfort killed Prince Henry of Cornwall during mass. The episode, recalled by Dante in The Comedy, was in revenge for the brutal murder of his father by King Henry III of England during the Battle of Evesham.
The most beautiful church is certainly that of Santa Maria Nuova, on the edge of the medieval quarter of San Pellegrino, along Via di San Lorenzo. Santa Maria Nuova is a church to which the people of Viterbo are very attached because for centuries the municipal finances were kept here and meetings of the people were held.
According to the imaginative Annio da Viterbo, it was founded in 380 by the descendants of Hercules, while it was most likely a temple dedicated to Jupiter, as evidenced by the God's head on the façade.
In the left corner, there is the hexagonal pulpit from which St Thomas Aquinas preached in 1266. The three-nave interior is rich in works of art, including a triptych with Christ Blessing venerated by the people of Viterbo for centuries. Don't miss the cloister buried for centuries and only rediscovered in 1954!
The Awakening by Seward Johnson In Via S. Giovanni Decollato in Viterbo, in the Faul Valley meadow near the Porta Faul car park, there is a unique sculpture. Seward Johnson's "The Awakening" (The awakening) is composed of two enormous limbs, a hand, a foot and a large face of a giant that seem to rise out of the ground. The titan made of aluminium gives the impression that it has been trapped for a long time in the bowels of the earth and when it awakens, it seems to be trying to free itself from the subsoil in order to get out.
Perhaps the sense is that of a call for a collective 'awakening' of consciousness with respect to the events that surround us. The sculpture is striking in its visual impact and sense of grandeur and lends itself to some creative photography. The statue has changed location several times, from America it was installed in Italy in Syracuse, Rome and later in Viterbo. Seward Johnson created it in 1980 for the International Sculpture Conference Exhibition and is the same author of the famous statue 'Embracing Peace' (Unconditional Surrender), which depicts the kiss between the American nurse and the American sailor in Times Square at the end of the Second World War, recently returned to the Civitavecchia seafront.
From the historical centre of Viterbo, it is convenient to reach Seward Johnson's 'Awakening' via the city lift.
Terme dei Papi Viterbo has always been an area rich in thermal waters, both free and paid. The most famous free thermal baths are those of Bullicame, 2.5 km from the centre. Since the Middle Ages, popes and people have taken advantage of the curative properties of these sulphurous waters, also mentioned in Dante's Divine Comedy, as a plaque at the entrance recalls.
There are two free pools, although they are completely devoid of services. Still 2.5 km away are the Piscine Carletti, while in the direction of Castiglione (8.5 km) are the Bagnaccio thermal baths with free admission but paid services managed by an association. Of course, there are also fee-paying thermal complexes, the most famous of which are the Terme dei Papi, a 4-star spa with a swimming pool, services and an impressive hot-humid therapeutic cave. The other major facility is Terme Salus, a 4-star spa with thermal pool and spa in the area of the Bullicame springs.
Tarquinia Necropoli
Distanza Km. 84
La Necropoli di Tarquinia è uno dei principali siti archeologici italiani dedicati al popolo etrusco, insieme alle località di Cerveteri, Vulci, Roselle, Vetulonia, Populonia, Orvieto, Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo, Fiesole e Volterra.
In ognuno di questi luoghi sono stati ritrovati importanti testimonianze e monumenti del periodo preromano, ma le più importanti sono senza dubbio le necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri, celebri per le tombe affrescate, per i dettagli architettonici e per il racconto che fanno dell’antica civiltà etrusca.
Le necropoli etrusche sono tra i principali esempi di storia e arte preromana in Italia, scopriamo tutto su quella di Tarquinia e su cosa vedere nella città tra necropoli e museo etrusco.
La necropoli di Tarquinia è conosciuta anche come Necropoli Etrusca di Monterozzi e si trova a Tarquinia, nel Lazio, in provincia di Viterbo. Al suo interno conserva numerose sepolture, di cui le più antiche sono datate VII secolo a.C. e le più recenti anche II secolo a.C., ed è famosa per le tombe dipinte.
Tra il IX secolo a.C. e il VI secolo a.C. la civiltà degli Etruschi, l’unica preromana in Italia, ha vissuto nei territori dell’attuale Toscana e Lazio e la loro è stata una civiltà dalla cultura ed economia ricca, di cui però si sa ben poco.
Tutto quello che oggi si sa degli Etruschi si deve in gran parte proprio ai dipinti e agli affreschi presenti nelle tombe di Tarquinia, vastissima testimonianza dell’arte etrusca e di tutta la pittura antica precedente all’età romana, in cui venivano rappresentate scene di vita quotidiana che hanno permesso agli archeologi di conoscere meglio questo antico popolo.
Insieme a quella di Cerveteri la necropoli di Tarquinia è uno dei siti archeologici più importanti d’Italia, tanto che nel 2004 è stato dichiarato patrimonio UNESCO e fin dal 1995 è inserito tra i siti di importanza comunitaria.
All’interno della necropoli ci sono circa seimila tombe, di cui almeno duecento sono decorate con affreschi e dipinti. Di queste non tutte sono aperte al pubblico, al momento infatti si può entrare in circa ventidue tombe.
Distance Km 84
The Necropolis of Tarquinia is one of the main Italian archaeological sites dedicated to the Etruscan people, along with the sites of Cerveteri, Vulci, Roselle, Vetulonia, Populonia, Orvieto, Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo, Fiesole and Volterra.
In each of these places, important testimonies and monuments from the pre-Roman period have been found, but the most important are undoubtedly the Etruscan necropolises of Tarquinia and Cerveteri, famous for their frescoed tombs, architectural details and the story they tell of the ancient Etruscan civilisation.
The Etruscan necropolises are among the main examples of pre-Roman history and art in Italy. Let's find out all about the one in Tarquinia and what to see in the city between the necropolis and the Etruscan museum.
The necropolis of Tarquinia is also known as the Etruscan Necropolis of Monterozzi and is located in Tarquinia, in the province of Viterbo, Lazio. It contains numerous burials, the oldest of which are dated 7th century BC and the most recent even 2nd century BC, and is famous for its painted tombs.
Between the 9th century B.C. and the 6th century B.C., the Etruscans, the only pre-Roman civilisation in Italy, lived in the territories of present-day Tuscany and Latium, and theirs was a civilisation with a rich culture and economy, about which, however, little is known.
All that is known today about the Etruscans is largely due to the paintings and frescoes in the tombs of Tarquinia, a vast testimony to Etruscan art and all ancient painting prior to the Roman era, in which scenes of daily life were depicted that have allowed archaeologists to learn more about this ancient people.
Together with the necropolis of Cerveteri, the necropolis of Tarquinia is one of the most important archaeological sites in Italy, so much so that in 2004 it was declared a UNESCO heritage site and has been listed as a site of Community importance since 1995.
Inside the necropolis there are about six thousand tombs, of which at least two hundred are decorated with frescoes and paintings. Of these, not all are open to the public; at present, in fact, one can enter about twenty-two tombs.
Tivoli
Distanza Km. 63
Tivoli, l’antica Tibur, non è solo il luogo amato dagli imperatori romani, ma una delle tappe più dipinte e sognate dai grandi viaggiatori del Grand Tour ottocentesco.
Le tappe principali sono:
Villa Adriana
La residenza imperiale dell’imperatore Adriano, fatta erigere come dimora personale intorno al II secolo d.C., ora patrimonio UNESCO.
L’area della villa raggiungeva i centoventi ettari, l’area archeologica ora visitabile invece ne comprende solo 40, che comunque sono tantissimi!
Questa zona di Tivoli era ed è famosa per l’abbondanza di acqua, per questo molti degli edifici fatti erigere da Adriano aveva come tema principale l’acqua: le piccole e grandi terme, il Canopo, il Teatro Marittimo dove l’imperatore aveva il suo studio privato circondato da acqua per garantire la sua privacy, l’Edificio con Peschiera e poi ancora numerosi ninfei e giardini.
Se vi soffermate sul plastico che si incontra all’inizio della visita rimarrete davvero sconcertati dalla vastità e dalla perfezione architettonica, anche se vedendo la ricostruzione dei giardini vi renderete conto da soli che sono identici a quelli che moltissimi secoli dopo abbiamo chiamato “giardino all’Italiana”.
Anche il museo che si trova vicino all’edificio del Canopo è davvero meraviglioso, contiene le statue originali ritrovate in loco, di una bellezza e candore del travertino da restare senza fiato. Se preferite potete comprare il biglietto di Villa Adriana anche on line, ma sicuramente vi suggerisco di prendere anche l’audioguida così potrete comprendere meglio quello che state vedendo, una visita di Villa Adriana dura circa 3h ma può durare anche molto di più, a differenza di molti siti archeologici ha una folta vegetazione, quindi c’è sempre la possibilità di andare all’ombra.
Villa d’Este
Villa d’Este fu fatta costruire nella metà del 1500 dal Cardinale Ippolito II d’Este dopo la delusione di non essere diventato papa.
Successivamente venne ampliato il progetto dei suoi enormi giardini all’Italiana progettati da Pirro Ligorio, che volle ricalcare la magnificenza e i giochi di acqua di Villa Adriana e possiamo dire che ci riuscì piuttosto bene.Le stanze della villa sono tutte affrescate con le tipiche grottesche cinquecentesche e i numerosi ninfei, in alcuni punti si sono trovati scavi di ville romane sottostanti e sono stati valorizzati con cristalli sul pavimento. La parte più imponente sono sicuramente i giardini che regalano giochi di colore in ogni stagione e le sue fontane marmoree.
Santuario di Ercole Vincitore
È uno dei maggiori complessi sacri dell’architettura romana di epoca repubblicana, si tratta di una struttura scenografica di dimensioni imponenti, realizzata su un terrazzamento a picco sul fiume Aniene.
Il santuario aveva una dimensione davvero incredibile, oggi giorno è quasi totalmente distrutto, ma c’è una ricostruzione in ferro a grandezza naturale per far comprenderne la sua magnificenza. Era composto da 3 parti principali: il teatro, che sfruttava il naturale digradare del terreno, oggi in parte ricostruito e utilizzato per spettacoli estivi; una grande piazza delimitata da portici, ancora visibile, e il tempio vero e proprio in posizione centrale rispetto alla piazza e in asse col teatro.
A seguito della decadenza del luogo di culto, la presenza di condotte d’acqua favorì l’insediamento di mulini, armerie e fonderie, della prima centrale idroelettrica da cui sia stata lanciata a distanza corrente alternata e, infine, di una cartiera. Praticamente c’è un continuo alternarsi di luoghi romani e luoghi industriali fatti dopo il 1800, con tanto di binari per i carrelli merci. È un luogo unico e molto interessante.
Mausoleo dei Plauti
Mausoleo dei Plautii è un importante monumento funerario databile ai primissimi anni del I sec. d.C., fatto erigere dalla gens Plautia, della cui famiglia sappiamo ci furono numerosi consoli.
Si trova lungo la via Tiburtina, è un mausoleo a forma cilindrica con base quadrangolare attualmente interrata, sormontata da una rotonda circolare a due ordini, alta circa 35 metri e rivestita di travertino. Una buona parte del cilindro che possiamo osservare oggi è però di rifacimento medievale, come pure la parte superiore, coronata da beccatelli, infatti nel XV sec. il mausoleo fu trasformato in torre di guardia a protezione del ponte lucano.
La Mensa Ponderaria
Si tratta di una pesa pubblica romana, che un tempo era situata nel foro della città di Tibur. Ho visto per la prima volta un edificio simile nel foro di Pompei. L’edificio, probabilmente di età augustea, fu rinvenuto casualmente nel 1883. Si tratta di uno dei rari casi in cui si è potuta identificare la specifica funzione di pesa pubblica grazie alla presenza di due mensae, realizzate in marmo e provviste di cavità concave di dimensioni diverse per alloggiare i pesi ufficiali di riferimento. Si trova in pieno centro storico vicino alla Cattedrale di San Lorenzo ed è possibile visitarla su prenotazione da effettuare almeno 2 giorni prima.
Villa Gregoriana
Un’opera d’arte tra natura e architettura voluta nel 1832 da papa Gregorio XVI che volle creare qualcosa di innovativo per contenere le continue esondazioni dell’Aniene, incanalando le sue acque in un doppio traforo scavato nel monte Catillo e ingrossandole poi artificialmente dando così vita ai 120 metri di salto della nuova Cascata Grande, seconda in Italia dopo le Marmore.
Anche se nacque con uno scopo funzionale il risultato fu talmente bello, specialmente data la sua ubicazione, che per anni i viaggiatori del Grand Tour fecero tappa qui e tantissimi artisti ne furono ispirati per i propri dipinti.
Dopo la seconda guerra mondiale, la Villa Gregoriana divenne una proprietà statale, ma non fu valorizzata, così nel 2002 passò in concessione al FAI, ora è aperta al pubblico dal 2005 ed è tenuta benissimo. Sono valorizzati sia i resti archeologici romani che la magnificenza della natura. È una visita piuttosto impegnativa, un continuo sali e scendi immersi in un bosco con molta acqua. È aperta tutti i giorni e vanno considerate almeno 2 ore per vederla.
Gli acquedotti
La zona di Tivoli era molto importante a livello idrico nella storia ed è uno spazio in cui si possono vedere facilmente diverse opere monumentali come Acquedotti Anio Vetus , Aqua Marcia e Anio Novus.
Tempio di Vesta
Probabilmente è l’elemento architettonico più iconico di Tivoli, ritratto in tutti i dipinti dell’800 del Grand Tour, icona di tantissime foto. Fatto costruire nel II secolo a. C. da Lucio Gellio, a pianta circolare con 14,25 metri di diametro, su un podio in calcestruzzo alto 2,39 metri, cinto in origine da un ordine architettonico in travertino con 18 colonne d’ordine corinzio, finemente intagliate e scanalate di cui ora ne restano solo 10. In epoca cristiana fu trasformato in una chiesa, restò abbandonato per secoli e fu recuperato e valorizzato solo il secolo scorso.
Terme di Tivoli
Le acque delle Terme di Tivoli erano famose fin dall’antichità per le sue proprietà curative, ricche di acido solforico e anidride carbonica, perfette per curare i disturbi della pelle. Sembra che anche Cesare Augusto amasse trascorrerci del tempo. Sin dall’epoca romana vennero chiamate Acque Albule e ad oggi si trovano all’interno di un complesso termale privato.
Rocca Pia
Fatta costruire da Papa Pio II Piccolomini verso il 1461 sulla sommità di una collinetta, sia per controllare la valle dell’Aniene, sia per evitare eventuali insurrezioni popolari. La rocca ha una struttura quadrangolare con quattro torri circolari di altezza differente, dove la più alta raggiunge i 36,50 metri. Una curiosità piuttosto rara è che il Papa riuscì a far costruire una rocca così grande in un solo anno solare.
Distance Km 63
Tivoli, the ancient Tibur, is not only the place beloved of Roman emperors, but one of the most painted and dreamed of stops by the great travellers on the 19th-century Grand Tour.
The main stops are:
Hadrian's Villa
The imperial residence of Emperor Hadrian, built as a personal residence around the 2nd century AD, now a UNESCO heritage site.
The area of the villa reached one hundred and twenty hectares, the archaeological area now visitable instead comprises only 40, which is still a lot!
This area of Tivoli was and is famous for its abundance of water, which is why many of the buildings Hadrian had erected had water as their main theme: the small and large baths, the Canopus, the Maritime Theatre where the emperor had his private study surrounded by water to ensure his privacy, the Building with Peschiera, and then numerous nymphaea and gardens.
If you linger on the model at the beginning of the visit, you will be truly astonished by the vastness and architectural perfection, although if you see the reconstruction of the gardens you will realise for yourself that they are identical to what we called the 'Italian garden' many centuries later.
The museum next to the Canopus building is also truly marvellous. It contains the original statues found on the site, the beauty and whiteness of the travertine being breathtaking. If you prefer you can also buy the ticket to Hadrian's Villa online, but I certainly suggest you also take the audio guide so you can better understand what you are seeing, a visit to Hadrian's Villa lasts about 3 hours but can take much longer, unlike many archaeological sites it has dense vegetation, so there is always the possibility of going in the shade.
Villa d'Este
Villa d'Este was built in the mid-1500s by Cardinal Ippolito II d'Este after the disappointment of not becoming pope.
Later the design of its huge gardens was extended all'Italiana designed by Pirro Ligorio, who wanted to recreate the magnificence and water features of Villa Adriana, and we can say that he succeeded quite well.The rooms of the villa are all frescoed with typical 16th century grotesques and the numerous nymphaea, in some places excavations of Roman villas underneath have been enhanced with crystals on the floor. The most impressive part are certainly the gardens with their plays of colour in every season and their marble fountains.
Sanctuary of Hercules Winner
One of the greatest sacred complexes of Roman architecture from the Republican era, it is a scenic structure of imposing dimensions, built on a terrace overlooking the Aniene river.
The sanctuary was truly incredible in size; today it is almost totally destroyed, but there is a life-size reconstruction in iron to show its magnificence. It was composed of three main parts: the theatre, which took advantage of the natural slope of the land, now partly rebuilt and used for summer performances; a large square bordered by porticoes, which is still visible, and the temple proper in a central position with respect to the square and in axis with the theatre.
Following the decline of the place of worship, the presence of water pipes favoured the establishment of mills, armouries and foundries, the first hydroelectric power station from which alternating current was remotely launched and, finally, a paper mill. Basically there is a continuous alternation of Roman places and industrial places made after 1800, complete with tracks for goods trolleys. It is a unique and very interesting place.
Mausoleum of the Plautii
Mausoleum of the Plautii is an important funerary monument dating back to the very first years of the 1st century AD, erected by the gens Plautia, of whose family we know there were numerous consuls.
Located along the Via Tiburtina, it is a cylindrical mausoleum with a quadrangular base, currently buried, surmounted by a circular rotunda with two orders, about 35 metres high and covered with travertine. A large part of the cylinder that we can see today is, however, a medieval reconstruction, as is the upper part, crowned by corbels; in fact, in the 15th century, the mausoleum was transformed into a watchtower to protect the Lucanian bridge.
The Mensa Ponderaria
This is a Roman public weighing house, which was once located in the forum of the city of Tibur. I first saw a similar building in the forum of Pompeii. The building, probably from the Augustan period, was found by chance in 1883. It is one of the rare cases in which the specific function of a public weighing house could be identified thanks to the presence of two mensae, made of marble and provided with concave cavities of different sizes to house the official weights. It is located in the historic centre near the Cathedral of San Lorenzo and can be visited by booking at least two days in advance.
Villa Gregoriana
A work of art between nature and architecture commissioned in 1832 by Pope Gregory XVI who wanted to create something innovative to contain the continuous overflowing of the Aniene River, channelling its waters into a double tunnel dug into Mount Catillo and then artificially swelling them to create the 120-metre drop of the new Cascata Grande, the second largest waterfall in Italy after the Marmore.
Although born with a functional purpose, the result was so beautiful, especially given its location, that for years Grand Tour travellers stopped here and many artists were inspired by it for their paintings.
After the Second World War, the Villa Gregoriana became state property, but was not valorised, so in 2002 it passed in concession to the FAI. It has now been open to the public since 2005 and is well maintained. Both the Roman archaeological remains and the magnificence of nature are enhanced. It is quite a challenging visit, a continuous up and down in a forest with a lot of water. It is open every day and you should allow at least two hours to see it.
Aqueducts
The area of Tivoli was very important in terms of water in history and several monumental works such as the Anio Vetus , Aqua Marcia and Anio Novus aqueducts can easily be seen.
Temple of Vesta
Probably the most iconic architectural element of Tivoli, portrayed in all the Grand Tour paintings of the 19th century and an icon in so many photos. Built in the 2nd century B.C. by Lucius Gellius, it has a circular plan with a diameter of 14.25 metres, on a concrete podium 2.39 metres high, and was originally surrounded by a travertine architectural order with 18 finely carved and fluted Corinthian columns, of which only 10 now remain. In Christian times it was converted into a church, remained abandoned for centuries and was only recovered and enhanced last century.
Tivoli Thermal
Baths The waters of the Tivoli Thermal Baths were famous since antiquity for their curative properties, rich in sulphuric acid and carbon dioxide, perfect for treating skin ailments. It seems that even Caesar Augustus loved spending time there. Since Roman times they have been known as Acque Albule (Albule waters) and today they are located within a private spa complex.
Rocca Pia It was built by Pope Pius II Piccolomini around 1461 on the top of a small hill, both to control the Aniene valley and to prevent possible popular uprisings. The fortress has a quadrangular structure with four circular towers of different heights, with the tallest reaching 36.50 metres. A rather rare curiosity is that the Pope was able to have such a large fortress built in a single calendar year.
Lago di Bolsena
Distanza Km. 85
Il più grande lago di origine vulcanica d’Europa e il quinto per dimensione in Italia, si trova pochi chilometri a nord di Viterbo, nella regione Lazio ai confini con la Toscana e l’Umbria, nel territorio dell'Alta Tuscia, a circa 40 Km dal Mar Tirreno e a pochi dal monte Amiata. Il lago di Bolsena è di origine vulcanica, si è infatti formato in seguito al collasso calderico dell'apparato del Vulsinio.
Circa 360.000 anni fa, a causa di un forte aumento delle pressioni del sottosuolo, si aprirono profonde fratture sulla crosta terrestre e si svolse una lunga fase di violente esplosioni. Grandi quantità di materiali sciolti (ceneri, pozzolane e lapilli) furono scagliati a grandissima distanza (mancano infatti edifici vulcanici di proporzioni notevoli: le alture che sovrastano il lago e che rappresentano le quote più elevate dell’intero distretto vulcanico oscillano fra i 500 ed i 600 metri di altezza rispetto al mare e culminano nel Poggio Torrone, a nord di Bolsena, alto 690 metri) e dai coni che si formarono fuoriuscì un miscuglio molto fluido di gas, magma ed elementi solidi ad altissima temperatura, che con una velocità pari anche a 400 km/ora, raggiunse distanze di 10-20 km.
Svuotandosi il sottosuolo, la crosta superficiale sprofondò su un’area di circa 270 kmq, dando così vita a una caldera, che riempiendosi di acque meteoriche, acque di falda e acque sorgive, ha progressivamente dato vita al lago di Bolsena.
Una volta nato e sviluppatosi, le ultime testimonianze di attività vulcanica corrisposero con la formazione dell'Isola Bisentina e Martana, emerse a seguito di eruzioni subacquee, la cui forma semicircolare è la testimonianza del crollo di una parte dei coni vulcanici che le costituiscono.
Vaste colate di lava nel settore occidentale (Selva del Lamone) conclusero l’attività primaria del complesso vulcanico volsino. Sul terreno ormai raffreddato si sviluppò la vegetazione, apparvero gli animali e, infine, comparve l’uomo.
A partire da circa 5000 anni fa si verificarono ripetuti assestamenti del terreno e conseguenti variazioni del livello del lago.
Distance Km 85
The largest lake of volcanic origin in Europe and the fifth largest in Italy, it is located a few kilometres north of Viterbo, in the region of Lazio on the borders with Tuscany and Umbria, in the Alta Tuscia territory, about 40 km from the Tyrrhenian Sea and a few kilometres from Mount Amiata. Lake Bolsena is of volcanic origin, formed as a result of the calderic collapse of the Vulsinio apparatus.
About 360,000 years ago, due to a sharp increase in subsoil pressures, deep fractures opened in the earth's crust and a long phase of violent explosions took place. Large quantities of loose materials (ash, pozzolan and lapilli) were hurled over great distances (there are no volcanic edifices of considerable proportions: the heights above the lake that represent the highest altitudes of the entire volcanic district range between 500 and 600 metres above sea level and culminate in the 690-metre-high Poggio Torrone, north of Bolsena) and a very fluid mixture of gas, magma and solid elements at a very high temperature escaped from the cones that were formed, reaching distances of 10-20 km at a speed of up to 400 km/hour.
As the subsoil emptied, the surface crust collapsed over an area of about 270 square kilometres, giving rise to a caldera, which filled with meteoric water, groundwater and spring water, and gradually gave birth to Lake Bolsena.
Once it was born and developed, the last evidence of volcanic activity corresponded with the formation of the Bisentina and Martana islands, which emerged as a result of underwater eruptions, whose semi-circular shape is evidence of the collapse of part of the volcanic cones that constitute them.
Vast lava flows in the western sector (Selva del Lamone) concluded the primary activity of the volcanic complex of Volsino. On the now cooled ground, vegetation developed, animals appeared and, finally, man appeared.
Beginning around 5000 years ago, repeated settlements of the terrain and consequent changes in the lake level occurred.
Lago di Bracciano
Distanza Km. 35
Situato tra Roma e Viterbo il lago di Bracciano è il più famoso tra i laghi del Lazio, da sempre al centro dell’interesse di turisti, amanti della natura e dello sport all’aria aperta.
Con una superficie di circa 60 km2 e una profondità di 165 metri il lago offre la possibilità di rilassarsi con tutta la famiglia sulle sue spiagge attrezzate, rifrescate dall’ombra di salici e pioppi o di praticare numerosi sport acquatici sulle sue acque.
Molto piacevole è anche passeggiare o pedalare sul lungo lago per ammirarne i diversi scorci del suo patrimonio naturale per poi spostarsi alla volta dei borghi affacciati sulle sue sponde come Bracciano, Trevignano Romano e Anguillara Sabazia che organizzano feste campestri e delle tradizioni contadine dove degustare prodotti della cucina locale.
Il lago di origine vulcanica è alimentato principalmente da fiumi sotterranei e pioggia raggiunge la considerevole quota di 160 metri di profondità al centro, è ideale per lunghe e rilassanti nuotate o per essere esplorato a bordo dell’unica imbarcazione autorizzata a solcare le sue acque, un piccolo traghetto che collega i paesi durante la stagione estiva.
Bracciano è il paese più grande del lago, sorge sulla sua sponda occidentale e vanta un imponente castello medioevale che domina il paese: Castello Corsini-Odescalchi circondato da mura di forma irregolare e visitabile con visite guidate che permettono di scoprire magnifiche dimore e stanze segrete.
Anguillara è situata su un pittoresco promontorio in pendenza, con una fortezza, un centro storico medievale e una porta cittadina cinquecentesca considerata l’antico ingresso al paese, sormontata da un orologio e unita da un bastione alla torre medievale.
Distance km 35
Located between Rome and Viterbo, Lake Bracciano is the most famous lake in Lazio, and has always been the centre of interest for tourists, nature lovers and outdoor sports enthusiasts.
With a surface area of about 60 km2 and a depth of 165 metres, the lake offers the possibility of relaxing with the whole family on its equipped beaches, cooled by the shade of willows and poplars, or of practising numerous water sports on its waters.
It is also very pleasant to stroll or cycle along the lake to admire the various glimpses of its natural heritage and then move on to the villages on its shores such as Bracciano, Trevignano Romano and Anguillara Sabazia, which organise country festivals and traditions where you can taste local cuisine.
The lake of volcanic origin is fed mainly by underground rivers and rain reaches a considerable depth of 160 metres at its centre. It is ideal for long, relaxing swims or to be explored aboard the only boat authorised to ply its waters, a small ferry that connects the towns during the summer season.
Bracciano is the largest town on the lake, standing on its western shore and boasting an imposing medieval castle that dominates the town: Castello Corsini-Odescalchi, surrounded by irregularly shaped walls and open to guided tours that allow visitors to discover magnificent mansions and secret rooms.
Anguillara is situated on a picturesque sloping promontory, with a fortress, a medieval historical centre and a 16th-century town gate considered to be the ancient entrance to the town, surmounted by a clock and joined by a rampart to the medieval tower.
Orvieto
Distanza Km. 81
Orvieto, una delle città più antiche di Italia, deve le sue origini alla civiltà etrusca: i primi insediamenti risalgono al IX° secolo a.C. e si localizzarono all’interno delle grotte tufacee ricavate nel massiccio su cui sorge attualmente la cittadina umbra.
Sebbene la fama di Orvieto sia profondamente intrecciata con quella del suo magnificente duomo, la città offre numerosi spunti e itinerari storico-artistici, proprio in virtù delle sue antiche origini. Arroccata su di una rupe, inoltre, Orvieto offre scorsi panoramici davvero splendidi.
Impossibile non iniziare il nostro tour orvietano dallo splendido Duomo di Orvieto, un variopinto esempio di architettura romanico-gotica, ricchissimo di opere d’arte, che custodisce al suo interno il Sacro Corporale.
Iniziato nel 1290, fu poi continuato da Lorenzo Maitani, al quale si deve in particolare la mirabile facciata con i suoi eccezionali bassorilievi; l’elegante fronte, largo 40 metri ed alto 52 m, è impreziosito da mosaici e dal rosone di Andrea Orcagna. L’interno del Duomo è ornato di importanti opere, tra le quali i celebri affreschi di Luca Signorelli e il Reliquiario del Corporale.
Gli affreschi della Cappella Nuova (eseguiti dal 1499 al 1504 da Luca Signorelli, che vi raffigurò Paradiso e Inferno, eletti e reprobi, scene con profeti, angeli e santi) vi lasceranno sicuramente senza fiato per la loro bellezza e la luminosità dei loro colori. Nella cappella posta sul lato opposto della chiesa, si trova il Reliquiario del Corporale, un celebre capolavoro d’oreficeria eseguito nel 1337-1338 dal senese Ugolino di Vieri, che custodisce il Corporale che nel 1263 si macchiò di sangue allorché un prete boemo, celebrando la Messa senza fede, spezzò l’ostia consacrata, da cui fuoriuscì il sangue.
Nella parte posteriore del Duomo si trovano i Palazzi dei Papi, austeri edifici duecenteschi intitolati a Urbano IV, Martino IV, Bonifacio VIII. In quest’ultimo, detto anche Palazzo Soliano, si trova il Museo dell’Opera del Duomo.
La Città Sotterranea che fu interamente ricavata dalle cavità scavate dagli abitanti nel corso dei secoli, ricca di pozzi e grotte. Il più famoso è probabilmente il Pozzo di San Patrizio, accanto ai giardini comunali che si trovano all’interno della Fortezza dell’Albornoz.
Il pozzo, straordinaria opera di ingegneria civile del Cinquecento, fu scavato per volere di Clemente VII, rifugiatosi ad Orvieto durante il sacco di Roma nel 1527. La sua realizzazione, voluta per motivi di sopravvivenza in caso di assedio o calamità naturali, fu affidata ad Antonio da Sangallo, coadiuvato da Giovanni Battista da Cortona.
Le sue dimensioni sono impressionanti: profondo 62 metri, ha un diametro di 13,5 metri. Tutt’attorno si snodano due scale a chiocciola elicoidali che non si incontrano mai; le due scalinate, composte da 248 gradini ognuna, ricevono luce da 72 finestre creando un’atmosfera surreale.
Il sottosuolo della città riserva però ancora tante sorprese; a pochi passi dal Duomo i cunicoli e le cavità svelano un altro mondo da scoprire: è quello di Orvieto Underground, che consente di effettuare visite guidate in un complesso sotterraneo polivalente scavato a partire dal IX secolo a.C.; anche qui pozzi, cave, laboratori e frantoi per le olive hanno garantito la sopravvivenza degli abitanti in superficie per millenni.
Orvieto è anche ricca di tradizioni; oltre alle funzioni religiose e all’esposizione della santa reliquia, esiste un corteo storico rievocativo che coinvolge 400 figuranti, e la Festa della Palombella, risalente al Trecento.
In quest’occasione viene fatta «volare» una colomba, legata a una raggiera scoppiettante di mortaretti su un cavo d’acciaio dalla chiesa di San Francesco al Duomo; la colomba viene poi donata alla prima coppia di sposi di quel giorno.
Distance Km 81
Orvieto, one of the oldest towns in Italy, owes its origins to the Etruscan civilisation: the first settlements date back to the 9th century B.C. and were located within the tuffaceous caves carved into the massif on which the Umbrian town currently stands.
Although Orvieto's fame is deeply intertwined with that of its magnificent cathedral, the city offers numerous historical-artistic cues and itineraries, precisely because of its ancient origins. Perched on a cliff, moreover, Orvieto offers truly splendid panoramic views.
It is impossible not to start our Orvieto tour from the splendid Duomo di Orvieto, a colourful example of Romanesque-Gothic architecture, rich in works of art, which houses the Sacred Corporal inside.
Started in 1290, it was then continued by Lorenzo Maitani, to whom we owe in particular the admirable façade with its exceptional bas-reliefs; the elegant front, 40 m wide and 52 m high, is embellished with mosaics and Andrea Orcagna's rose window. The interior of the cathedral is adorned with important works, including Luca Signorelli's famous frescoes and the Reliquary of the Corporal.
The frescoes in the New Chapel (painted from 1499 to 1504 by Luca Signorelli, who depicted Paradise and Hell, the elect and the reprobate, scenes with prophets, angels and saints) will surely leave you breathless for their beauty and the brightness of their colours. In the chapel on the opposite side of the church, there is the Reliquary of the Corporal, a famous goldsmith's masterpiece made in 1337-1338 by the Sienese Ugolino di Vieri, which holds the Corporal that was stained with blood in 1263 when a Bohemian priest, celebrating Mass without faith, broke the consecrated host, from which blood spilled.
At the rear of the Cathedral are the Palazzi dei Papi, austere 13th-century buildings named after Urban IV, Martin IV and Boniface VIII. In the latter, also known as Palazzo Soliano, is the Museo dell'Opera del Duomo.
The Underground City, which was entirely carved out of cavities excavated by the inhabitants over the centuries, is full of wells and caves. The most famous is probably St Patrick's Well, next to the municipal gardens inside the Albornoz Fortress. The well, an extraordinary work of civil engineering in the 16th century, was dug at the behest of Clement VII, who had taken refuge in Orvieto during the sack of Rome in 1527. Its construction, wanted for reasons of survival in the event of siege or natural disasters, was entrusted to Antonio da Sangallo, assisted by Giovanni Battista da Cortona.
Its dimensions are impressive: 62 metres deep, it has a diameter of 13.5 metres. All around it are two helical spiral staircases that never meet; the two staircases, each consisting of 248 steps, receive light from 72 windows creating a surreal atmosphere.
The city's underground reserves many more surprises, however; just a few steps from the Duomo, the tunnels and cavities reveal another world to discover: this is Orvieto Underground, which offers guided tours of a multi-purpose underground complex excavated from the 9th century B.C.; here too, wells, quarries, workshops and olive presses have ensured the survival of the inhabitants on the surface for millennia.
Orvieto is also rich in traditions; in addition to religious services and the display of the holy relic, there is a historical re-enactment procession involving 400 participants, and the Festa della Palombella, dating back to the 14th century.
On this occasion, a dove is 'flown', tied to a bursting ray of firecrackers on a steel cable from the church of San Francesco to the Duomo; the dove is then donated to the first married couple of that day.
Todi
Distanza Km. 93
Todi è un borgo antico dal fascino magnetico, che fonda le sue origini nell’VIII secolo avanti Cristo. La sua nascita è al centro di una leggenda, che narra del fatto che la città dovesse sorgere ai piedi del colle su cui si trova, ma che durante una colazione dei fondatori del borgo passò un’aquila che rubò la tovaglia e la lasciò cadere sulla cima della collina. Questo gesto venne interpretato come un segno e la città venne quindi costruito nella posizione attuale.
Todi si trova in Umbria, in provincia di Perugia, quasi cinquanta chilometri a sud della provincia. Molto suggestivo è l’arrivo in città, quando si vede Todi in lontananza, arroccata sul suo colle che raggiunge un’altitudine di 411 metri sul livello del mare.
La maggior parte dei parcheggi cittadini si trovano ai piedi del colle e noi scegliamo quello di porta Orvietana che, attraverso un breve tratto in ascensore inclinato, ci porta nel cuore del centro. Alle porte della città arriva anche il fiume Tevere che scendendo verso sud, si inclina proprio qui verso ovest per proseguire la sua corsa fino alla costa romana.
La posizione di Todi è circa a metà tra Orvieto e Spoleto, che rappresentano due altre bellissime città d’arte da visitare e che potrebbero far parte di una stessa gita di qualche giorno, se mai visitate prima.
Il centro storico di Todi è davvero una meraviglia e, probabilmente, ancora poco conosciuto rispetto ad altri a cui non ha nulla da invidiare. Il suo impianto è rimasto pressoché invariato rispetto all’epoca medievale e si sviluppa principalmente all’interno delle mura che proteggevano il borgo antico e che negli anni furono costruite progressivamente tanto da arrivare ad avere tre cerchie murarie: quelle etrusche, quelle romane e quelle medioevali.
In poche ore si può percorrere l’intero centro storico, le cui dimensioni raccolte ben si prestano ad essere visitate in mezza giornata o, al massimo, in una giornata. Il metodo più pratico per visitare il borgo è senza dubbio muoversi a piedi, ma visti i continui sali e scendi dovuti alla posizione sul colle, è possibile prendere qualche autobus pubblico se si è meno allenati al passeggio.
Le tappe principali sono:
Chiesa di San Fortunato Il primo monumento in cui ci imbattiamo muovendoci verso il cuore del centro storico di Todi, ovvero piazza del Popolo, è la chiesa di San Fortunato. Le sue origini sono piuttosto antiche, addirittura paleocristiane. I primi documenti a parlarne fanno riferimento alla consacrazione di un altare a San Cassiano, ad opera di Innocenzo III sul finire dell’XI secolo.
Negli anni vennero operate diverse modifiche alla chiesa eretta in stile romanico, come quella del XIII secolo che la avvicinò allo stile gotico. Questo specifico rimaneggiamento fu molto importante per la città, tanto che si protrasse svariate decine di anni e richiese l’introduzione di una tassa sugli ingressi cittadini per finanziare i lavori.
La chiesa di San Fortunato sorge massiccia al termine di una lunga scalinata e la facciata risulta divisa orizzontalmente in due: la parte più bassa è in pietra chiara e vi si aprono tre portali riccamente decorati con bassorilievi ad archi istoriati. La parte superiore, invece, fa parte dell’edificazione più antica ed è in pietra a righe orizzontali in stile romanico. All’ingresso sono presenti due leoni e due capitelli trasformati in acquasantiere che testimoniano le origini etrusche dell’edificio.
Gli interni della chiesa di San Fortunato sono suddivisi in tre navate e sulle due laterali si aprono ben 13 cappelle (sette a destra e sei a sinistra) decorate con affreschi, statue e reliquiari. Tra gli affreschi più noti c’è quello della quarta cappella sul lato destro, noto come “Madonna con Bambino e Angeli“, risalente al 1432. Gli spazi sono estremamente ampi e ariosi, grazie anche ai colori chiari che contrastano con il coro ligneo dell’altare, databile 1590, e le sedute per i fedeli. Al di sotto dell’altare si trova la cripta a cui è possibile accedere dalle due scalinate laterali. Nella cripta sono custodite le spoglie di alcuni santi, tra cui quelle di San Cassiano, San Fortunato e San Callistio. All’interno della chiesa di San Fortunato si trova la sepoltura anche del corpo di Jacopone da Todi, illustre cittadino letterato, posizionato al di sotto della sacrestia.
Teatro Comunale Ad appena pochi passi dalla Chiesa di San Fortunato si trova l’ingresso del Teatro Comunale di Todi, è sufficiente procedere su via Mazzini per imbattersi nella facciata dell’edificio.
Questo teatro è relativamente recente in confronto alla gran parte degli edifici presenti in città: il suo progetto risale infatti al 1872 e permise l’apertura dei battenti appena quattro anni dopo, con un’opera di Giuseppe Verdi dal titolo “Un ballo in maschera“. Al suo interno il teatro comunale nasconde quattro ordini di palchi che si affacciano sulla platea dalla forma ovoidale e con la quale possono ospitare quasi cinquecento persone.
Il teatro comunale venne progettato da Carlo Gatteschi, lo stesso che si occupò anche del Teatro Signorelli di Cortona, il bellissimo borgo toscano. Gli interni sono decorati da stucchi e da affreschi sul soffitto e anche il sipario è ricco di dipinti che narrano la storia dell’arrivo di Lodovico Ariosto a Todi.
Piazza del popolo Eccoci così nella piazza principale di Todi: la bellissima piazza del Popolo, uno dei migliori esempi di complessi medievali dell’intera penisola. I palazzi che vi si affacciano sono numerosissimi, storici e tutti importanti per la città. Proprio qui si trova infatti il duomo cittadino, ma anche il palazzo del Capitano con, affiancato, il palazzo del Popolo e, ancora, il palazzo dei Priori.
Piazza del popolo è quindi il simbolo del potere laico, ma anche religioso, della città di Todi, grazie alle differenti potenze che qui si affacciavano.
Originariamente le dimensioni di piazza del Popolo erano quasi il doppio delle attuali e il duomo sorgeva nel centro della piazza, mentre ora ne chiude un lato. Nel 1438 venne infatti costruito un palazzo da parte della potente famiglia degli Atti, che andò ad occupare buona parte della piazza.
Il luogo in cui si trova piazza del Popolo a Todi è sempre stato di cruciale importanza, tanto che in epoca antica vi si trovavano ampie cisterne per stoccare i cereali. Queste derivano dall’epoca romana e furono ritrovate nel 1262 quando venne lastricata la piazza. Il ritrovamento non fu fine a se stesso, le cisterne vennero infatti utilizzate fino al XVI secolo per conservare l’acqua.
Duomo di Todi – Concattedrale della Santissima Annunziata Protagonista indiscusso di piazza del Popolo è senza dubbio il duomo cittadino: la concattedrale della Santissima Annunziata posto sulla scalinata che gli dona una posizione rialzata.
Il duomo di Todi venne costruito tra il XIII e il XIV secolo, ma in questa posizione era già presente una chiesa di epoca romana che andò distrutta durante un incendio sulla fine del XII secolo.
Il suo aspetto attuale è dovuto però a diverse modifiche operate durante i secoli: la facciata ad esempio fu rivista per l’ultima volta nel XVI secolo quando venne aggiunto il grande rosone centrale che ne illumina gli interni. La forma della facciata è squadrata e dalle linee regolari. Vi si aprono tre portoni di ingresso: il principale al centro è sormontato da un’arcata a sesto acuto ed è costruito in legno con pannelli intagliati che raffigurano scene religiose. Sulla destra del duomo è invece presente il campanile del XIV secolo.
Gli interni della concattedrale della Santissima Annunziata presentano una pianta a croce latina con una strana suddivisione in quatto navate: tre di dimensioni maggiori ed una ulteriore affiancata alla navata destra. La navata centrale è divisa dalle due laterali attraverso colonne con capitelli corinzi che sorreggono archi a tutto sesto.
Mentre le navate sono chiuse da capriate in legno, il transetto lo è da volte a crociera. Sulla controfacciata interna si trova una delle principali opere del duomo: l’affresco del giudizio universale creato alla fine del XVI secolo e che si rifà all’omonima opera di Michelangelo. Altro elemento storico è il coro in legno che circonda l’altare e che venne realizzato intorno al 1521. Tra le opere più antiche della chiesa vi è invece il crocifisso in legno dipinto risalente alla metà del duecento e appeso sull’altare.
Sul lato sinistro degli interni del duomo di Todi è presente anche un corridoio che scende fino ai sotterranei, dove sono custoditi i tesori della Cattedrale, tra cui numerosissimi reliquiari. Sotto l’altare si trova anche la cripta anch’essa estremamente suggestiva e semplice: totalmente in pietra con una grande cupola e utilizzata ancora oggi per dire messa.
Palazzo del Capitano e Palazzo del Popolo Dalla scalinata del duomo, guardando il resto di piazza del Popolo non si può non notare la coppia di palazzi affiancati: palazzo del Capitano e palazzo del Popolo, che condividono la scalinata di accesso e sotto ai quali si trova un grande loggiato conosciuto in città come “I Voltoni”, in cui una volta si riunivano i balestrieri cittadini che oggi hanno lasciato il passo a bancarelle che vendono prodotti tipici come salumi e formaggi locali.
Guardando frontalmente i due palazzi quello a sinistra è il palazzo del Capitano e quello di destra è il palazzo del Popolo. I due edifici vennero costruiti a poca distanza l’uno dall’altro e il più antico, risalente al 1213 è il palazzo del Popolo.
Il palazzo del Popolo, o palazzo del Podestà, è in stile lombardo-gotico ed è stretto e alto, chiuso da merletti medievali che si allungano verso il cielo e che vennero aggiunti durante una ristrutturazione della fine del XIX secolo. La sua funzione originaria era quella di ospitare il podestà cittadino, che amministrava Todi per un periodo di sei mesi, prima di essere rinominato. Al pian terreno due grandi archi permettono di accedere alle nicchie che si affacciano direttamente su piazza del Popolo e che sorreggono i piani superiori caratterizzati da due file di polifere che illuminano gli interni. Al palazzo del Popolo è collegata anche la torre campanaria che venne aggiunta nella prima metà del XVI secolo.
Il palazzo del Capitano, in stile gotico, venne costruito nel 1293 e fu identificato anche come “palazzo nuovo del Comune”, per distinguerlo dal già esistente palazzo del Popolo. Come il suo vicino anche questo al piano terra è caratterizzato da due arcate a tutto sesto, mentre il piano superiore presenta tre trifore dotate di cuspide e al terzo piano quattro serie di trifore chiuse da archetti. A metà tra il secondo e il terzo piano si trova anche una piccola campana.
Ingresso ai musei del palazzo del Popolo di Todi
All’interno del Palazzo del Capitano e del Palazzo del Popolo si trovano la sede del comune e del museo civico di Todi tra cui il museo lapidario in cui sono presenti numerosi ritrovamenti provenienti da scavi cittadini. Attraverso lo scalone che permette di accedere ai primi piani dei due edifici, si arriva anche alla Sala del Capitano del Popolo in cui sono ancora visibili alcuni suggestivi affreschi compiuti tra il XIII e il XIV secolo. Al suo interno vengono attualmente ospitati i Consigli Comunali. Lo scalone, comune ai due palazzi, venne costruito nel 1267.
Palazzo dei Priori Altro palazzo degno di nota che si affaccia su piazza del Popolo è il palazzo dei Priori, posizionato sul lato opposto della piazza rispetto al duomo. Anche questo edificio, in stile gotico, venne costruito insieme ai due edifici adiacenti: palazzo del Popolo e quello del Capitano, ma venne ampliato già nella prima metà del XIV secolo.
Sulla facciata del Palazzo dei Priori durante il cinquecento vennero aperte due serie di finestre con archi a tutto sesto: su quella superiore si trova anche la statua in bronzo di un’aquila, simbolo della città, e posizionata qui nel 1339.
Anche il palazzo dei Priori è dotato di una torre collegata al palazzo stesso e che si alza sul suo lato sinistro dominando la merlatura del resto dell’edificio. La torre venne aggiunta nella seconda metà del XIV secolo. All’interno del palazzo dei Priori vennero ospitate diverse funzioni cittadine: dai Piori al Podestà fino ai Governatori della città, mentre oggi si trovano gli uffici della pretura, ma anche la famosa Sala delle Udienze, decorata con affreschi del XIV secolo.
Porta Marzia Da piazza del Popolo imbocchiamo via Roma, che scende fino alle mura cittadine. Qui troviamo una delle prime antiche porte in cui ci imbattiamo durante la nostra visita: porta Marzia.
Porta Marzia fa parte del primo cerchio di mura etrusche costruite in città, racchiude quindi la parte più interna e antica del centro storico. La costruzione di questa cerchia risale al V – IV secolo avanti Cristo e scorre su via delle mura antiche, che percorreremo a breve.
Porta Marzia ha una struttura semplice e lineare, decorata solo dalla balaustra in stile rinascimentale che la sormonta. L’arco della porta è conosciuto con il nome di “arco della Concezione”.
Sulle mura Etrusche si apre anche una seconda porta, nota come Porta Libera.
Arco del monastero di San Francesco Continuando tra le cose da vedere a Todi ci imbattiamo in un arco molto particolare, noto come arco del monastero di San Francesco o Arco di Sant’Andrea per via della vicinanza al vicolo titolato a quest’ultimo.
Nonostante l’aspetto tragga in inganno non si tratta di una delle tante porte cittadine, ma di un semplice arco costruito nel 1732 per collegare i due edifici che contengono parti differenti del Monastero di San Francesco separati dalla via del Borgo Nuovo.
L’arco del monastero di San Francesco è caratterizzato da un’apertura centrale che ne illumina il percorso, oggi chiusa da una rete metallica per evitare l’ingresso ai piccioni. Ai lati dell’apertura ci sono due nicchie, attualmente vuote, in cui erano contenute due statue.
Porta Perugina Continuando la discesa su via Borgo Nuovo arriviamo fino alla terza cerchia muraria cittadina. In particolare ci troviamo davanti alla Porta Perugina che, come porta Romana, porta Orvietana, porta Amerina e porta Santo Stefano fa parte della cerchia più recente: costruita in epoca medievale, circa nel 1244, e che si estende per ben quattro chilometri nella parte più bassa del centro storico.
Porta Perugina è un grosso bastione che nella sua costruzione mostrava già chiaramente la bellicosità che contraddistingueva Todi durante l’epoca medioevale.
Porta Perugina è nota anche come Porta di Borgo Nuovo e si trova nei pressi del Ponte del Rio, dove solitamente è possibile trovare parcheggio per salire poi a piedi fino al centro storico.
Via delle mura antiche Risaliamo poi in direzione del centro storico e imbocchiamo via delle mura antiche, una via stretta chiusa da una parte dalle facciate di edifici storici su cui si aprono gli ingressi al piano terra con brevi scalinate e, dall’altra, dalla prima cerchia muraria in pietra che anticamente proteggeva il centro cittadino.
Le case si susseguono nella tipica predisposizione “a striscia” e molti dei portoni attuali rappresentano quelli delle botteghe antiche che una volta avevano sede qui.
Arriviamo così, in pochi passi, in piazza del Montarone, sulla quale ci eravamo affacciati pochi minuti fa durante la nostra discesa.
Piazza del Montarone Piazza del Montarone è uno spazio ricavato al di sotto della seconda cinta muraria e sulla quale si affacciano le case di origine medievale. Dal basso della piazza si può apprezzare l’imponenza delle mura, mentre salendo su di queste e guardando piazza del Montarone dall’alto non solo si potrà godere dell’intricato incrocio di tetti ai nostri piedi, ma anche delle colline che circondano l’intero abitato di Todi.
La leggenda narra che nel 1428 in piazza del Montarone venne la donna bruciata Matteuccia di Francesco, con la colpa di essere stata accusata di stregoneria. Durante il carnevale a Todi va in scena una sfilata del corteo storico, alla quale si aggiunge la rievocazione del rogo in cui la donna rimase vittima.
Chiesa della Santissima Nunziatina All’interno di Todi si trova anche un piccolo tesoro che non è conosciuto quanto dovrebbe, si tratta della chiesa della Santissima Nunziatina. La sua particolarità la si può evincere anche dal soprannome con cui è nota: piccola cappella Sistina. Se dall’esterno la chiesa della Santissima Nunziatina può non suscitare grosse emozioni, la sorpresa la si avrà entrandovi, dopo aver pagato un piccolissimo contributo. L’intera chiesa è completamente e riccamente affrescata e le sue decorazioni si rifanno allo stile barocco e hanno come tema centrale la figura di Maria. La sua costruzione risale agli inizi del seicento, quando venne edificata per rispondere all’esigenza di creare una sede per la compagnia della santissima Annunziata e alle sue decorazioni collaborarono svariati artisti tra cui Andrea Polinori. All’epoca venne dotata anche di un soffitto a cassettoni decorato con rosette che, purtroppo, andò perso durante un incendio agli inizi del secolo successivo.
La chiesa della Santissima Nunziatina si sviluppa su di un’unica navata sulla quale si aprono otto cappelle distribuite sui due lati. Tra le opere che sono custodite qui sono di notevole rilievo la tela sopra l’altare che ritrae l’Annunciazione (opera di Lorenzo Baldi) e la rara raffigurazione di Dio che consegna all’arcangelo Gabriele il giglio con il quale si presenterà a Maria in occasione dell’annunciazione.
Piazza Garibaldi Tornati nel cuore del centro storico di Todi passiamo nuovamente per piazza del Popolo e raggiungiamo piazza Garibaldi, che è praticamente collegata alla precedente.
Originariamente il nome di questa piazza era piazza San Giovanni, a causa della chiesa che vi si trovava sopra e che venne demolita sul finire del XIII secolo. Il nome attuale di piazza Garibaldi è rafforzato dalla statua posta al centro e che ricorda il passaggio di Garibaldi da Todi, in ritirata dalla disfatta delle Repubblica Romana. Si narra che cercò rifugio proprio a Todi insieme all’amata Anita al termine della sua gravidanza, già in preda alle doglie.
Raggiungendo il fondo della piazza ci si può affacciare sul panorama sottostante, mentre girandosi in direzione della statua si può vedere una parte del palazzo del Popolo che si affaccia anche su questa piazza e a cui è affiancato il palazzo delle poste e dei telegrafi costruito nel 1471 per ospitare il monte di pietà. Su questo palazzo è installato anche un orologio sulla torre che funge da torre civica.
Piazza del Mercato Vecchio e i Nicchioni Romani Ad appena cinque minuti a piedi da qui raggiungiamo un’altra piazza del centro di Todi: piazza del Mercato Vecchio, oggi utilizzata principalmente come parcheggio per automobili.
La sua particolarità sono i quattro grandi nicchioni romani sui quali sono state costruite le case. Queste particolari costruzioni sono una testimonianza della presenza romana a Todi e si suppone facessero parte di un’antica basilica oggi scomparsa dedicata al dio Marte. Le loro dimensioni sono piuttosto generose e cumulativamente occupano un’area di 48 per 11 metri.
La piazza del Mercato Vecchio deve il suo nome alla via che giunge fino qui, via del mercato vecchio appunto, nella quale veniva allestito il mercato fin dal 1819.
Chiesa di san Silvestro e i Presepi In un continuo sali e scendi in questa visita tra le cose da vedere a Todi in un giorno, risaliamo e raggiungiamo la chiesa di San Silvestro. All’apparenza lasciata un po’ a se stessa, è in realtà uno dei tesori della città per via dei numerosi e importanti affreschi che si trovano al suo interno.
Le condizioni non sono delle migliori e la chiesa rimase chiusa ai visitatori dal 1987 al 2013. Le sue origini sono piuttosto antiche, le parti più vecchie risalgono infatti all’XI secolo, mentre le rimanenti sono frutto delle numerose ristrutturazioni avvicendatesi durante i secoli, a partire dal periodo successivo al grosso terremoto del 1298.
La chiesa è titolata a San Silvestro, papa che guidò la chiesa cattolica dal 314 al 335 dopo Cristo. Gli affreschi che sono stati in parte ancora visibili vennero eseguiti per lo più tra il 1300 e il 1500 da diversi artisti umbri, come Petruccioli, Sensini e Polinori. Tra gli affreschi più importanti anche uno dei primi ritratti al celebre Jacopone da Todi. La nicchia sulla parete di destra è l’angolo nel quale sono emersi la maggior parte delle opere, tra cui il ritratto di San Silvestro risalente al 1486.
Attualmente all’interno della chiesa di San Silvestro si trovano anche svariati tavoli sui quali sono stati posizionati altrettanti presepi e modellini architettonici sui palazzi della città.
Chiesa di Sant’Antonio Usciti dalla chiesa di San Silvestro e compiuti appena un paio di passi in discesa arriviamo ad un’altra chiesa: la chiesa di Sant’Antonio. Non ci è possibile visitarne gli interni, ma dobbiamo fermarci all’aspetto esterno.
La chiesa di Sant’Antonio è infatti chiusa ai visitatori e apre le sue porte solo in occasione di alcune giornate FAI. Se si è in zona queste sono un’ottima occasione per vederne gli interni, caratterizzati da delle volte interamente affrescate con personaggi religiosi che si trovano su di un intenso sfondo blu.
Questa chiesa si sviluppa come su due livelli: il primo, più vicino alla strada, è raggiungibile attraverso una breve scalinata che ci porta fino alla facciata semplice, decorata solo da un portone con una cornice in marmo e, sopra, una finestra rettangolare. Al suo fianco due archi in pietra ci portano fino ad una seconda facciata, arretrata anch’essa chiusa.
Porta della Catena Porta della Catena fa parte della seconda cerchia muraria della città, insieme alla porta Prassede e porta Aurea. Queste mura vennero costruite dai romani nel I secolo avanti Cristo e furono necessarie a causa dell’ampliamento della città oltre la prima cerchia muraria.
Porta della Catena si trova su via Roma ed è caratterizzata da una struttura in blocchi di travertino e anticamente veniva identificata anche come porta Carrigii, perché era attraverso di lei che i carri facevano il loro ingresso al centro di Todi.
Dall’esterno si può vedere lo stemma di Todi riportato sulla sommità dell’arco di Porta della Catena. Quest’aquila sembra essere la più antica di tutta la città e risale al XIII secolo. Sul lato interno sono invece ancora presenti degli affreschi, ormai sbiaditi, creati tra il XVII e il XVIII secolo.
Un altro nome con la quale viene identificata è quello di porta Arco di Sant’Antonio, perché il santo era raffigurato sul portone in legno che una volta chiudeva quest’ingresso. Il nome di Porta della Catena lo si deve invece all’usanza di tirare delle catene sull’ingresso per sbarrare l’accesso alle persone a cavallo, finché queste non erano state riconosciute.
Chiesa di San Nicolò Ormai scesi nuovamente ai piedi del centro storico di Todi arriviamo in una piccola chiesetta: la chiesa di San Nicolò, la cui sagrestia per motivi di spazio viene utilizzata principalmente come parcheggio.
Anche la chiesa di San Nicolò è caratterizzata da linee semplici e una struttura in pietra la cui facciata è decorata esclusivamente da un grande rosone che sormonta il portone di accesso dotato di arco a sesto acuto con fini decorazioni.
La chiesa di San Nicolò risale al XIV secolo ed entrandovi si scopre un ambiente intimo, a navata unica, tagliato longitudinalmente da archi a tutto sesto che sorreggono il soffitto ligneo. Sia la struttura degli archi che le travi del soffitto sono decorati con frasi e texture regolari che si ripetono all’interno della chiesa. Due altarini laterali circoscrivono lo spazio dedicato all’altare principale, anch’esso estremamente discreto. Ai piedi dell’altare principale si trova a riposare la statua di San Nicolò, riprodotta finemente in cera. Qui si
possono vedere anche due belle opere seicentesche: San Terenzio in Adorazione dell’Eucarestia e Madonna col Bambino fra i santi Antonio Abate e Sebastiano.
Porta Romana Usciamo ufficialmente anche dall’ultima cerchia delle mura di Todi e facciamo una passeggiata intorno alla città, dalla sua base. L’uscita è per via di Porta Romana, probabilmente la più conosciuta di tutta la città.
La struttura storica è stata inserita all’interno di edifici più moderni che si ricollegano alle mura cittadine di epoca medievale. La porta venne costruita su richiesta di Papa Gregorio XIII nel XVI secolo ed è considerato l’accesso principale alla città.
In porta Romana un portale in pietra bianca è sorretto da una struttura esterna in mattoni che lo circonda e lo innalza ulteriormente. Questo punto rappresenta inoltre un’altra possibilità di parcheggio in centro se si intende procedere poi a piedi evitando l’ascensore inclinato che abbiamo preso noi.
Porta Amerina Le mura medievali esterne che corrono lungo tutto il perimetro della città sono spesso formate da case in pietra sulle quali si aprono solo piccole finestre e fessure che servivano ad illuminare gli interni.
Proseguiamo la nostra passeggiata lungo le mura, per poi rientrare in centro storico attraverso Porta Amerina, la quale nasconde dietro di se una lunga scalinata.
La costruzione di Porta Amerina risale al XIV secolo ed è nota anche come porta Fratta. Anch’essa fa parte della cerchia medievale, la più esterna ed è posta sulla strada che ha guidato l’espansione della città di Roma verso l’Umbria e che durante la dominazione longobarda è servita da corridoio Bizantino, ovvero da collegamento tra la città di Roma e l’impero d’Oriente.
La forma di porta Amerina è piuttosto semplice, ben integrata all’interno delle mura, anch’esse in pietra, ha una base quasi quadrata e una nicchia, attualmente vuota, sopra l’arco di ingresso alla città.
Porta Aurea e Chiesa di San Giuseppe Come abbiamo ormai inteso, se si passeggia per tutto il centro storico di Todi ci si imbatte in un numero spropositato di porte cittadine, suddivise sui tre livelli di cinta murarie. Ognuna di queste ha una sua particolarità e quasi si confonde con l’ulteriore moltitudine di archi creati per collegare edifici divisi dagli stretti vicoli della città. Porta Aurea non fa eccezione e quasi si integra alla vicina chiesa di San Giuseppe. Porta Aurea appartiene alla seconda cerchia muraria e la sua struttura semplice venne costruita in pietra, così come le case che la circondano e a cui si collega. Solo una finestra si apre sulla sua struttura. Il suo nome richiama quello della dea Venere, conosciuta anche come Aurea, ed è il punto di arrivo delle famose Cento Scale che si snodano all’interno del centro.
La chiesa di San Giuseppe risale al 1640 e venne edificata su volere della confraternita dei falegnami cittadini (istituzione risalente al medioevo), e venne titolata al loro santo protettore. Mentre la facciata esterna è semplice e nasconde i segni di vecchie finestre, ora chiuse, gli interni sono decorati. Qui si trovano affreschi eseguiti tra il XVII e il XVIII secolo, con illustrazioni che narrano la storia di San Giuseppe. La pala d’altare è del 1640 e diventa la protagonista dell’unica messa annua che viene celebrata al suo interno, in occasione della festa di San Giuseppe, il 19 marzo.
Tempio di Santa Maria della Consolazione Il nostro itinerario tra le cose da vedere a Todi è ormai giunto al termine. Ritorniamo nuovamente in centro e raggiungiamo l’ascensore inclinato che ci riporta al parcheggio in cui abbiamo lasciato l’automobile. Da qui proseguiamo lungo la base del colle che circonda la città per raggiungere l’ultimo punto di interesse che vedremo: il tempio di Santa Maria della Consolazione.
Questo tempio si trova al di fuori dell’ultima cerchia muraria e la sua costruzione, simbolo del rinascimento, richiese circa un secolo di lavori a partire dagli inizi del cinquecento. Il suo stile è nettamente in contrasto con il centro storico di Todi, decisamente medievale, e l’opera ha un padre incerto. Tuttavia si suppone che il progetto venne affidato al Bramante che però non lo portò a termine totalmente in autonomia, ma si avvalse di svariati altri architetti.
La struttura del tempio di Santa Maria della Consolazione è a croce greca con pianta centrale ed è dotata di tre absidi poligonali ed uno semicircolare sormontato dall’opera La Madonna con Bambino e lo Sposalizio di Santa Caterina d’Alessandria. Questa immagine è considerata miracolosa: venne infatti ritrovata in un’antica chiesa dentro le mura da parte di un muratore, per poi essere spostata qui. La chiesa versava in condizioni piuttosto critiche e l’immagine era cosparsa di polvere, così il muratore, che aveva una grave malattia ad un occhio, estrasse il suo fazzoletto e la spolverò. Con lo stesso pezzo di stoffa si asciugò poi il sudore e si accorse che la malattia alla vista di cui soffriva era istantaneamente guarita. Il tempio di Santa Maria della Consolazione, ospitando questa icona sacra, divenne la meta di pellegrini che arrivavano qui in cerca di una guarigione alle proprie malattie.
Negli interni del tempio di Santa Maria della Consolazione trovano posto anche 12 statue in gesso che, posizionate in altrettante nicchie, raffiguranti gli apostoli.
Esternamente si può chiaramente capire che i quattro absidi sono chiusi da altrettante semicupole che si collegano centralmente e sorreggono la terrazza quadrata sulle quali furono applicate altrettante aquile di origine seicentesca e che, ancora una volta, rappresentano la città di Todi. Sopra la terrazza si innalza invece una cupola a tamburo che dotata di una lanterna porta l’altezza totale del tempio di Santa maria della Consolazione a 72 metri.
Distance Km. 93
Todi is an ancient village with a magnetic charm, which has its origins in the eighth century BC. His birth is at the center of a legend, which tells of the fact that the city should have risen at the foot of the hill on which it stands, but that during a breakfast of the founders of the village an eagle passed by, stole the tablecloth and dropped it on the top of the hill. This gesture was interpreted as a sign and the city was therefore built in its present position.
Todi is located in Umbria, in the province of Perugia, almost fifty kilometers south of the province. The arrival in the city is very suggestive, when you see Todi in the distance, perched on its hill which reaches an altitude of 411 meters above sea level.
Most of the city's car parks are located at the foot of the hill and we choose the one at Porta Orvietana which, via a short stretch in an inclined lift, takes us to the heart of the centre. At the gates of the city also arrives the Tiber river which descending towards the south, tilts right here towards the west to continue its course up to the Roman coast.
The position of Todi is about halfway between Orvieto and Spoleto, which represent two other beautiful cities of art to visit and which could be part of the same trip of a few days, if they have never been visited before.
The historic center of Todi is truly a marvel and probably still little known compared to others that it has nothing to envy. Its layout has remained almost unchanged compared to the medieval era and develops mainly within the walls that protected the ancient village and which over the years were built progressively so as to get to have three circles of walls: the Etruscan ones, the Roman ones and the medieval ones .
In a few hours you can walk through the entire historic center, whose compact dimensions lend themselves well to being visited in half a day or, at most, in a day. The most practical way to visit the village is undoubtedly walking, but given the continuous ups and downs due to the position on the hill, it is possible to take some public buses if you are less trained for walking.
The main stages are:
Church of San Fortunato The first monument we come across moving towards the heart of the historic center of Todi, or Piazza del Popolo, is the church of San Fortunato. Its origins are quite ancient, even paleo-Christian. The first documents to mention it refer to the consecration of an altar in San Cassiano, by Innocent III at the end of the 11th century.
Over the years several changes were made to the church built in Romanesque style, such as that of the XIII century which brought it closer to the Gothic style. This specific remodeling was very important for the city, so much so that it lasted several decades and required the introduction of a tax on city entrances to finance the work.
The massive church of San Fortunato rises up at the end of a long staircase and the façade is divided horizontally in two: the lower part is in light-colored stone and there are three portals richly decorated with bas-reliefs with historiated arches. The upper part, on the other hand, is part of the older building and is made of stone with horizontal lines in the Romanesque style. At the entrance there are two lions and two capitals transformed into stoups which testify to the Etruscan origins of the building.
The interior of the church of San Fortunato is divided into three naves and on the two sides there are 13 chapels (seven on the right and six on the left) decorated with frescoes, statues and reliquaries. Among the best known frescoes is that of the fourth chapel on the right side, known as the "Madonna with Child and Angels", dating back to 1432. The spaces are extremely large and airy, thanks also to the light colors that contrast with the wooden choir of the altar, datable to 1590, and seats for the faithful. Below the altar is the crypt which can be accessed from the two side stairways. The remains of some saints are kept in the crypt, including those of San Cassiano, San Fortunato and San Callistio. Inside the church of San Fortunato there is also the burial of the body of Jacopone da Todi, an illustrious citizen of letters, positioned below the sacristy.
Teatro Comunale Just a few steps from the Church of San Fortunato is the entrance to the Teatro Comunale di Todi, just proceed on via Mazzini to come across the facade of the building.
This theater is relatively recent compared to most of the buildings in the city: its project dates back to 1872 and allowed the opening of
just four years later, with an opera by Giuseppe Verdi entitled “Un ballo in maschera“. Inside, the municipal theater hides four tiers of boxes that overlook the ovoid-shaped stalls and with which they can accommodate almost five hundred people.
The municipal theater was designed by Carlo Gatteschi, the same who also took care of the Signorelli Theater in Cortona, the beautiful Tuscan village. The interiors are decorated with stuccos and frescoes on the ceiling and even the curtain is full of paintings that tell the story of the arrival of Lodovico Ariosto in Todi.
Piazza del Popolo Here we are in the main square of Todi: the beautiful Piazza del Popolo, one of the best examples of medieval complexes of the entire peninsula. The buildings that overlook it are numerous, historic and all important for the city. Right here is in fact the city cathedral, but also the Palazzo del Capitano with, side by side, the Palazzo del Popolo and, again, the Palazzo dei Priori.
Piazza del Popolo is therefore the symbol of the secular, but also religious power of the city of Todi, thanks to the different powers that overlooked it.
Originally the size of Piazza del Popolo was almost double the current size and the cathedral stood in the center of the square, while now it closes off one side. In 1438, in fact, a palace was built by the powerful Atti family, which occupied a large part of the square.
The place where Piazza del Popolo is located in Todi has always been of crucial importance, so much so that in ancient times there were large cisterns for storing cereals. These derive from the Roman era and were found in 1262 when the square was paved. The discovery was not an end in itself, the cisterns were in fact used until the 16th century to store water.
Cathedral of Todi – Co-Cathedral of the Santissima Annunziata The undisputed protagonist of Piazza del Popolo is undoubtedly the city cathedral: the Co-Cathedral of the Santissima Annunziata placed on the staircase that gives it a raised position.
The cathedral of Todi was built between the thirteenth and fourteenth centuries, but in this position there was already a church from the Roman era which was destroyed during a fire at the end of the twelfth century.
However, its current appearance is due to various changes made over the centuries: the facade, for example, was revised for the last time in the 16th century when the large central rose window that illuminates the interior was added. The shape of the facade is squared and with regular lines. There are three entrance doors: the main one in the center is surmounted by a pointed arch and is built in wood with carved panels depicting religious scenes. On the right of the cathedral there is instead the 14th century bell tower.
The interior of the co-cathedral of the Santissima Annunziata has a Latin cross plan with a strange subdivision into four naves: three of larger dimensions and a further one flanking the right nave. The central nave is divided from the two lateral ones by columns with Corinthian capitals which support round arches.
While the naves are closed by wooden trusses, the transept is closed by cross vaults. On the internal counter-façade is one of the main works of the cathedral: the fresco of the Last Judgment created at the end of the 16th century and which refers to the work of the same name by Michelangelo. Another historical element is the wooden choir that surrounds the altar and which was built around 1521. Among the oldest works of the church there is instead the painted wooden crucifix dating back to the mid-13th century and hung on the altar.
On the left side of the interior of the cathedral of Todi there is also a corridor that descends to the basement, where the treasures of the cathedral are kept, including numerous reliquaries. Under the altar there is also the crypt which is also extremely suggestive and simple: totally in stone with a large dome and still used today to say mass.
Palazzo del Capitano and Palazzo del Popolo From the steps of the cathedral, looking at the rest of Piazza del Popolo, one cannot fail to notice the pair of side-by-side buildings: Palazzo del Capitano and Palazzo del Popolo, which share the access stairway and under which find a large loggia known in the city as "I Voltoni", where once upon a time the city crossbowmen met who have now given way to stalls selling typical products such as local cold cuts and cheeses.
Looking at the two buildings frontally, the one on the left is the Palazzo del Capitano and the one on the right is the Palazzo del Popolo. The two buildings were built a short distance from each other and the oldest, dating back to 1213, is the Palazzo del Popolo.
The Palazzo del Popolo, or Palazzo del Podestà, is in Lombard-Gothic style and is narrow and tall, enclosed by medieval lace that stretches towards the sky and they were added during a late 19th-century renovation. Its original function was to house the city mayor, who administered Todi for a period of six months, before being renamed. On the ground floor, two large arches provide access to the niches which directly overlook Piazza del Popolo and which support the upper floors characterized by two rows of polyphares which illuminate the interiors. The bell tower which was added in the first half of the 16th century is also connected to the Palazzo del Popolo.
The Palazzo del Capitano, in Gothic style, was built in 1293 and was also identified as the "new palace of the Municipality", to distinguish it from the already existing Palazzo del Popolo. Like its neighbour, this one is also characterized on the ground floor by two round arches, while the upper floor has three mullioned windows with cusp and on the third floor four series of mullioned windows closed by small arches. Halfway between the second and third floors there is also a small bell.
Entrance to the museums of the Palazzo del Popolo in Todi
Inside the Palazzo del Capitano and the Palazzo del Popolo are the headquarters of the municipality and the civic museum of Todi including the lapidary museum where there are numerous finds from city excavations. Through the staircase that allows access to the first floors of the two buildings, one also arrives at the Sala del Capitano del Popolo where some suggestive frescoes completed between the thirteenth and fourteenth centuries are still visible. The Municipal Councils are currently housed inside. The staircase, common to the two palaces, was built in 1267.
Palazzo dei Priori Another noteworthy building overlooking Piazza del Popolo is the Palazzo dei Priori, located on the opposite side of the square from the cathedral. This Gothic-style building was also built together with the two adjacent buildings: Palazzo del Popolo and Palazzo del Capitano, but it was already enlarged in the first half of the 14th century.
On the facade of the Palazzo dei Priori during the sixteenth century two series of windows with round arches were opened: on the upper one there is also the bronze statue of an eagle, symbol of the city, and positioned here in 1339.
Palazzo dei Priori also has a tower connected to the building itself and which rises on its left side dominating the battlements of the rest of the building. The tower was added in the second half of the 14th century.
Inside the Palazzo dei Priori various city functions were hosted: from the Piori to the Podestà up to the Governors of the city, while today there are the offices of the magistrate's court, but also the famous Audience Hall, decorated with fourteenth-century frescoes.
Porta Marzia From piazza del Popolo we take via Roma, which goes down to the city walls. Here we find one of the first ancient gates we come across during our visit: Porta Marzia.
Porta Marzia is part of the first circle of Etruscan walls built in the city, therefore it encloses the innermost and oldest part of the historic centre. The construction of this circle dates back to the 5th - 4th century BC and runs along via delle mura antica, which we will cover shortly.
Porta Marzia has a simple and linear structure, decorated only by the Renaissance-style balustrade that surmounts it. The arch of the gate is known as the "arch of the Conception".
On the Etruscan walls there is also a second gate, known as Porta Libera.
Arch of the monastery of San Francesco Continuing among the things to see in Todi we come across a very particular arch, known as the arch of the monastery of San Francesco or Arco di Sant'Andrea due to its proximity to the alley named after the latter.
Although the appearance is misleading, it is not one of the many city gates, but a simple arch built in 1732 to connect the two buildings that contain different parts of the Monastery of San Francesco separated by via del Borgo Nuovo.
The arch of the monastery of San Francesco is characterized by a central opening that illuminates the path, today closed by a metal mesh to prevent pigeons from entering. On the sides of the opening there are two niches, currently empty, in which two statues were contained.
Porta Perugina Continuing the descent on via Borgo Nuovo we arrive at the third circle of city walls. In particular we find ourselves in front of Porta Perugina which, like Porta Romana, Porta Orvietana, Porta Amerina and Porta Santo Stefano is part of the more recent circle: built in the medieval, around 1244, and which extends for a good four kilometers in the lower part of the historic center.
Porta Perugina is a large bastion which in its construction already clearly showed the bellicosity that distinguished Todi during the Middle Ages. Porta Perugina is also known as Porta di Borgo Nuovo and is located near the Ponte del Rio, where it is usually possible to find parking to then walk up to the historic centre.
Via delle mura antica We then go up in the direction of the historic center and take via delle mura antica, a narrow street closed on one side by the facades of historic buildings onto which the entrances on the ground floor open with short stairways and, on the other, by first circle of stone walls that once protected the city centre.
The houses follow one another in the typical "stripe" arrangement and many of the current doors represent those of the ancient shops that once had their headquarters here.
Thus, in just a few steps, we arrive in Piazza del Montarone, which we overlooked a few minutes ago during our descent.
Piazza del Montarone Piazza del Montarone is a space created under the second wall and overlooked by houses of medieval origin. From the bottom of the square you can appreciate the grandeur of the walls, while climbing up these and looking at piazza del Montarone from above you can not only enjoy the intricate intersection of roofs at your feet, but also the hills that surround the whole town of Todi.
Legend has it that in 1428 the burned woman Matteuccia di Francesco came to Piazza del Montarone, guilty of being accused of witchcraft. During the carnival in Todi a parade of the historical procession is staged, to which is added the re-enactment of the stake in which the woman was a victim.
Church of the Santissima Nunziatina Inside Todi there is also a small treasure that is not as well known as it should be, it is the church of the Santissima Nunziatina. Its peculiarity can also be seen from the nickname with which it is known: small Sistine chapel.
If from the outside the church of the Santissima Nunziatina may not arouse great emotions, the surprise will come upon entering it, after paying a very small contribution. The entire church is completely and richly frescoed and its decorations refer to the Baroque style and have the figure of Mary as their central theme. Its construction dates back to the early seventeenth century, when it was built to meet the need to create a headquarters for the company of the Santissima Annunziata and various artists collaborated on its decorations, including Andrea Polinori. At the time it was also equipped with a coffered ceiling decorated with rosettes which, unfortunately, was lost during a fire at the beginning of the following century.
The church of the Santissima Nunziatina develops over a single nave onto which eight chapels open on both sides. Among the works that are kept here, the canvas above the altar that portrays the Annunciation (by Lorenzo Baldi) and the rare representation of God giving the Archangel Gabriel the lily with which he will present himself to Mary in occasion of the announcement.
Piazza Garibaldi Back in the heart of the historic center of Todi we pass through Piazza del Popolo again and reach Piazza Garibaldi, which is practically connected to the previous one.
Originally the name of this square was Piazza San Giovanni, due to the church that stood above it and which was demolished at the end of the 13th century. The current name of Piazza Garibaldi is reinforced by the statue placed in the center and which recalls the passage of Garibaldi from Todi, in retreat from the defeat of the Roman Republic. It is said that he sought refuge in Todi together with his beloved Anita at the end of her pregnancy, already in labor pains.
Reaching the end of the square, you can look out over the panorama below, while turning in the direction of the statue you can see a part of the Palazzo del Popolo which also overlooks this square and which is flanked by the post and telegraph building built in 1471 to host the pawnshop. A clock is also installed on this building on the tower which serves as a civic tower.
Piazza del Mercato Vecchio and the Roman niches Just five minutes on foot from here we reach another square in the center of Todi: Piazza del Mercato Vecchio, today mainly used as a car park.
Its peculiarity are the four large Roman niches on which the houses were built. These particular buildings are a testimony of Roman presence in Todi and it is assumed that they were part of an ancient basilica dedicated to the god Mars, which has now disappeared. Their dimensions are quite generous and cumulatively occupy an area of 48 by 11 meters.
Piazza del Mercato Vecchio owes its name to the street that leads up to it, via del mercato vecchio, where the market has been set up since 1819.
Church of San Silvestro and the Cribs In a continuous up and down in this visit among the things to see in Todi in one day, we go up and reach the church of San Silvestro. Apparently left a bit to itself, it is actually one of the treasures of the city due to the numerous and important frescoes found inside.
The conditions are not the best and the church was closed to visitors from 1987 to 2013. Its origins are quite ancient, the oldest parts date back to the 11th century, while the rest are the result of numerous renovations that took place over the centuries, starting from the period following the great earthquake of 1298.
The church is named after San Silvestro, the pope who led the Catholic church from 314 to 335 after Christ. The frescoes that are still partly visible were mostly painted between 1300 and 1500 by various Umbrian artists, such as Petruccioli, Sensini and Polinori. Among the most important frescoes is also one of the first portraits of the famous Jacopone da Todi. The niche on the right wall is the corner in which most of the works emerged, including the portrait of San Silvestro dating back to 1486.
Currently inside the church of San Silvestro there are also several tables on which as many nativity scenes and architectural models of the city's buildings have been placed.
Church of Sant'Antonio Leaving the church of San Silvestro and taking just a couple of steps downhill, we arrive at another church: the church of Sant'Antonio. It is not possible for us to visit its interior, but we must stop at the external aspect.
The church of Sant'Antonio is in fact closed to visitors and opens its doors only on certain FAI days. If you are in the area, these are an excellent opportunity to see the interiors, characterized by vaults entirely frescoed with religious figures who are found on an intense blue background.
This church develops on two levels: the first, closer to the road, can be reached via a short staircase that takes us up to the facade
simple, decorated only by a door with a marble frame and, above, a rectangular window. At its side two stone arches lead us up to a second facade, set back which is also closed.
Porta della Catena Porta della Catena is part of the second circle of city walls, together with Porta Prassede and Porta Aurea. These walls were built by the Romans in the 1st century BC and were necessary due to the expansion of the city beyond the first circle of walls.
Porta della Catena is located on via Roma and is characterized by a structure in travertine blocks and in ancient times it was also identified as porta Carrigii, because it was through it that the carts entered the center of Todi.
From the outside you can see the coat of arms of Todi on the top of the arch of Porta della Catena. This eagle appears to be the oldest in the whole city and dates back to the 13th century. On the inside there are still some frescoes, now faded, created between the seventeenth and eighteenth centuries.
Another name with which it is identified is that of Porta Arco di Sant'Antonio, because the saint was depicted on the wooden door that once closed this entrance. The name of Porta della Catena is instead due to the custom of pulling chains over the entrance to bar access to people on horseback, until they were recognized.
Church of San Nicolò Having now descended once again to the foot of the historic center of Todi, we arrive at a small church: the church of San Nicolò, whose sacristy is mainly used as a parking space for reasons of space.
Even the church of San Nicolò is characterized by simple lines and a stone structure whose facade is decorated exclusively by a large rose window that surmounts the access door with a pointed arch with fine decorations.
The church of San Nicolò dates back to the 14th century and entering it one discovers an intimate environment, with a single nave, cut lengthwise by round arches that support the wooden ceiling. Both the structure of the arches and the ceiling beams are decorated with regular phrases and textures that are repeated throughout the church. Two side altars circumscribe the space dedicated to the main altar, which is also extremely discreet. At the foot of the main altar lies the statue of San Nicolò, finely reproduced in wax. 35
Here yes they can also see two beautiful seventeenth-century works: San Terenzio in Adoration of the Eucharist and Madonna with Child between Saints Antonio Abate and Sebastiano.
Porta Romana We also officially leave the last circle of Todi's walls and take a walk around the city, from its base. The exit is via di Porta Romana, probably the best known in the whole city.
The historic structure has been inserted within more modern buildings that are connected to the medieval city walls. The gate was built at the request of Pope Gregory XIII in the 16th century and is considered the main access to the city.
In Porta Romana a white stone portal is supported by an external brick structure that surrounds it and raises it further. This point also represents another possibility of parking in the center if you intend to proceed on foot, avoiding the inclined lift that we took.
Porta Amerina The external medieval walls that run along the entire perimeter of the city are often made up of stone houses on which there are only small windows and slits that served to illuminate the interiors.
We continue our walk along the walls, to then return to the historic center through Porta Amerina, which hides a long staircase behind it.
The construction of Porta Amerina dates back to the 14th century and is also known as Porta Fratta. It too is part of the medieval circle, the outermost and is located on the road that guided the expansion of the city of Rome towards Umbria and which during the Lombard domination served as a Byzantine corridor, i.e. a link between the city of Rome and the Eastern Empire.
The shape of Porta Amerina is quite simple, well integrated within the walls, also in stone, it has an almost square base and a niche, currently empty, above the entrance arch to the city.
Porta Aurea and the Church of San Giuseppe As we have understood by now, if you walk through the entire historic center of Todi you will come across a disproportionate number of city gates, divided over the three levels of the city walls. Each of these has its own particularity and almost merges with the further multitude of arches created to connect buildings divided by the narrow alleys of the city.
Porta Aurea is no exception and almost integrates with the nearby church of San Giuseppe. Porta Aurea belongs to the second circle of walls and its simple structure was built in stone, as were the houses that surround it and to which it connects. Only one window opens on its structure. Its name recalls that of the goddess Venus, also known as Aurea, and it is the arrival point of the famous Cento Scale that wind through the center.
The church of San Giuseppe dates back to 1640 and was built at the behest of the brotherhood of city carpenters (an institution dating back to the Middle Ages), and was named after their patron saint. While the external facade is simple and hides the signs of old windows, now closed, the interiors are ornate. Here there are frescoes painted between the 17th and 18th centuries, with illustrations that tell the story of St. Joseph. The altarpiece dates back to 1640 and becomes the protagonist of the only annual mass that is celebrated inside, on the occasion of the feast of San Giuseppe, on 19 March.
Temple of Santa Maria della Consolazione Our itinerary among the things to see in Todi has now come to an end. We return to the center again and reach the inclined lift that takes us back to the parking lot where we left the car. From here we continue along the base of the hill that surrounds the city to reach the last point of interest that we will see: the temple of Santa Maria della Consolazione.
This temple is located outside the last circle of walls and its construction, a symbol of the Renaissance, required about a century of work starting from the beginning of the sixteenth century. Its style is sharply in contrast with the historic center of Todi, decidedly medieval, and the work has an uncertain father. However it is assumed that the project was entrusted to Bramante who, however, did not complete it entirely independently, but made use of various other architects.
The structure of the temple of Santa Maria della Consolazione has a Greek cross with a central plan and has three polygonal apses and a semicircular one surmounted by the work The Madonna with Child and the Marriage of Santa Caterina d'Alessandria. This image is considered miraculous: it was in fact found in an ancient church inside the walls by a bricklayer, and then moved here. The church was in rather critical conditions and the image was covered in dust, so the mason, who had a serious eye disease, took out his handkerchief and dusted it off. With the same piece of cloth he then dried the sweat and realized that the eye disease from which he suffered was instantly healed. The temple of Santa Maria della Consolazione, hosting this sacred icon, became the destination of pilgrims who came here in search of a cure for their illnesses.
Inside the temple of Santa Maria della Consolazione there are also 12 plaster statues which, positioned in as many niches, depicting the apostles.
Externally it can clearly be understood that the four apses are closed by as many semi-domes which connect centrally and support the square terrace on which as many eagles of seventeenth-century origin were applied and which, once again, represent the city of Todi. Above the terrace, on the other hand, rises a drum dome which, equipped with a lantern, brings the total height of the temple of Santa Maria della Consolazione to 72 metres.